In India il clima di persecuzione contro i cristiani è sempre peggio

In una grande protesta pacifica a Delhi i cristiani hanno voluto denunciare l’aumento delle ostilità da parte dei nazionalisti indù.

Non è iniziato bene l’anno per i cristiani in India. Ad esempio, nello stato centrale di Chhattisgarh, oltre mille di loro appartenenti a comunità adivasi, ovvero aborigene, sono fuggiti dai loro villaggi per evitare le violenze degli estremisti indù che ne chiedono la riconversione all’induismo. Aggrediti con sbarre di metallo, canne di bambù e tubi in gomma, molti hanno anche riportato ferite e fratture. Come riporta Avvenire, eventi di questo tipo hanno avuto inizio prima di Natale e la polizia fa fatica a calmare le tensioni. Alcune realtà locali che operano per tutelare le minoranze e promuovere la convivenza tra le religioni parlano addirittura di campagne organizzate, come starebbe avvenendo nei distretti di Narayanpur e Kondagaon. Perdipiù, si sta creando una frattura tra gli adivasi cristiani e quelli indù, che ha portato a ulteriori scontri.

Per ciò che sta succedendo qui, ma anche per le situazioni in stati come Uttar Pradesh, Madhya Pradesh, Uttarakhand, Karnataka e Jharkhand, rappresentanti di oltre cento tra chiese e organizzazioni cristiane si sono radunati domenica 19 febbraio nella capitale Delhi per denunciare l’ennesimo peggioramento del clima di ostilità e odio contro il cristianesimo. La protesta pacifica, rivolta al governo, alla corte suprema e a tutta la società civile, nasce dal fatto che l’anno scorso sono stati registrati quasi seicento episodi di violenza a danno dei cristiani in ventuno stati indiani (su ventotto), come dichiara lo United Christian Forum. Stando ad AsiaNews, si parla di aggressioni, assalti da parte di folle, violenze sessuali, atti vandalici nei luoghi di culto, ma anche chiusure di chiese, false denunce ai sensi delle leggi anti-conversione, intimidazioni, sepolture negate per i defunti, ostracizzazione sociale.

Lo United Christian Forum ha sottolineato come, nell’arco degli oltre settant’anni della repubblica indiana, non ci siano state nella capitale nazionale più di cinque manifestazioni unitarie di protesta promosse da organizzazioni cristiane. Il momento è dunque particolarmente preoccupante, soprattutto perché c’è un netto contrasto tra la libertà di culto garantita dalla costituzione e le carenti risposte da parte del governo. Per questo, il presidente dell’UCF ha annunciato di voler consegnare al presidente dell’India un memorandum sulla situazione, dove è richiesta l’istituzione di una commissione guidata da un giudice a riposo della corte suprema per affrontare le questioni delle violenze indirizzate contro i cristiani.