Nel giro di pochi giorni, un collegio gesuita è stato devastato e due preti cattolici sono stati arrestati con l’accusa di praticare conversioni forzate.
Nel giro di pochi giorni, un collegio gesuita è stato devastato e due preti cattolici sono stati arrestati con l’accusa di praticare conversioni forzate.
Nello stato indiano orientale di Jharkhand le violenze contro le minoranze religiose si stanno moltiplicando. Il 3 settembre cinquecento estremisti indù ha devastato a Mundli Tinpahar il St. John Berchmans Inter College, gestito dai gesuiti. All’Agenzia Fides p. Thomas Kuzhively, segretario del collegio, ha raccontato che, dopo un alterco tra studenti, una folla armata con bastoni, catene, spranghe di ferro, coltelli e pistole ha invaso il campus e ha attaccato i ragazzi tribali dell’ostello Loyola Adivasi.
Un’ambulanza accorsa per soccorrere due ragazzi gravemente feriti non è riuscita a passare, bloccata dagli assalitori. Solo grazie all’intervento delle suore in servizio essi hanno potuto resistere prima di essere portati all’ospedale di Rajmahal dalla polizia. Alcune ragazze del college e il personale femminile hanno rischiato di subire violenze e p. Nobor Bilung, cercando di parlare con la folla per placarla, è stato colpito alla testa.
Vetri delle finestre infranti, tubi di scarico, arredi e impianti elettrici danneggiati, uffici razziati: mentre il collegio veniva devastato, circa duecento studenti si nascondevano nell’ostello, dove tre suore sono coraggiosamente rimaste in piedi davanti al cancello per resistere al tentativo della folla di salire le scale. Anche gli agenti di polizia intervenuti sono stati assaliti nelle quattro ore di assalto. Ma p. Kuzhively ha dichiarato che nessuna azione è ancora stata presa dalla polizia o dal governo statale.
Il problema di questo disinteresse di difendere una minoranza religiosa si inserisce nel clima generale che negli ultimi anni si respira in India. Tre giorni dopo l’attacco, la polizia del Jharkhand ha arrestato due preti cattolici, p. Arun Vincent e p. Benoy John, e un catechista, Munna Hansda, della missione di Rajdaha accusandoli di praticare conversioni forzate al cristianesimo. Ma gli arrestati, liberati dopo qualche giorno, sono stati accusati anche di occupazione illegale di terreni. Ad AsiaNews, Sajan K George, presidente del Global Council of Indian Christians, ha dichiarato:
“Nel 2019 questo Stato ha approvato la legge anti-conversione che, di fondo, è una legge sul possesso di terreni e una norma draconiana fatta apposta per molestare e intimidire i cristiani. […] Il Jharkhand vuole colpire la missione cristiana nello Stato. La comunità di maggioranza usa la falsa propaganda per danneggiare tutti i servizi sanitari, di welfare ed educativi dei cristiani, accusandoli senza prove di avere l’obiettivo di convertire. [Una suora delle Missionarie della Carità di Ranchi,] coinvolta in maniera falsa in un caso di compravendita di bambini, langue in carcere senza possibilità di rilascio su cauzione. Ci sono tanti incidenti documentati di missioni cristiane che vengono molestate in Jharkhand.”
Ma non sono solo i cristiani a essere oggetto di violenze da parte degli estremisti indù. A giugno, il musulmano Tabrez Ansari è stato linciato a morte da almeno undici persone. Accusato del furto di una motocicletta, è stato obbligato, mentre veniva picchiato legato a un palo, a inneggiare agli dei indù. Il motivo della violenza è molto probabilmente il fatto che commerciava bovini: l’odio verso di lui nasce dalla sacralità della vacca per la religione indù. La polizia del Jharkhand ha lasciato cadere l’accusa di omicidio.
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