Dal Forum dei religiosi indiani per la giustizia e la pace è emersa una profonda preoccupazione per l’India di oggi.
Dal Forum dei religiosi indiani per la giustizia e la pace è emersa una profonda preoccupazione per l’India di oggi.
Nel documento finale della diciassettesima convention nazionale del Forum dei religiosi indiani per la giustizia e la pace, tenutosi a Hyderabad dal 22 al 24 settembre, emerge una profonda preoccupazione per la situazione dell’India di oggi. Come riporta AsiaNews, il tema dell’incontro è stato “Approfondire la nostra identità di religiosi: rispondere ai segni dei tempi”, a sottolineare la necessità delle congregazioni di adeguarsi alla contemporaneità rimanendo legate al proprio carisma. Infatti, la presidente della Conferenza dei religiosi dell’India, suor Maria Nirmalini, ha detto nel suo intervento, citando papa Francesco, che la vita consacrata deve svegliare il mondo testimoniando che c’è un altro modo di essere, agire e vivere. Il problema a cui far fronte è esposto nel documento:
«C’è un deterioramento della situazione della nostra nazione su tutti i fronti. I poveri in India diventano ogni giorno più poveri; i ricchi e i potenti continuano a trarre profitto a loro spese e ad accumulare quantità scandalose di ricchezza. Gli adivasi [popolazioni tribali] vengono derubati, ai dalit, alle caste svantaggiate e ad altri gruppi subalterni vengono ancora negate la dignità, l’uguaglianza e la giustizia che spettano loro di diritto. Le minoranze (in particolare i musulmani e i cristiani) sono bersaglio di discorsi d’odio e persecuzioni, da parte di un regime che sistematicamente e continuamente le denigra e le demonizza con un’agenda divisiva e violenta. L’intolleranza è in aumento».
Il Forum, che ha visto la partecipazione di sessantatré religiose e religiosi provenienti da venti congregazioni e sedici stati indiani, ha criticato la nuova politica nazionale dell’educazione rivolta alle élite e contro i poveri e le minoranze, ha denunciato la corruzione e il clientelismo diffusi, ha preso posizione sulla repressione della libertà di parola e dei diritti umani che il governo sta perpetrando. La memoria va a padre Stan Swamy, morto a ottantaquattro anni mentre era sotto la custodia della polizia per un’accusa mai provata.
Allo stesso tempo, però, i religiosi hanno parlato anche dei silenzi della Chiesa, in particolare riguardo a una sinodalità a livello locale ingabbiata da clericalismo, mentalità patriarcale e discriminazione di casta. Per questo, il loro impegno è quello di approfondire la propria identità di discepoli radicali di Gesù in relazione ai segni dei tempi; di costruire comunità più inclusive trascendendo le divisioni religiose, di casta, di genere ed etniche; di prendere una posizione inequivocabile a sostegno delle vittime di abusi sia all’interno della Chiesa che nella società in generale.
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