Padre Paolo Benanti si occupa di etica delle tecnologie, che vanno regolamentate per il rispetto della dignità umana.
Padre Paolo Benanti si occupa di etica delle tecnologie, che vanno regolamentate per il rispetto della dignità umana.
Un frate francescano è stato recentemente chiamato dall’ONU e dal governo italiano a occuparsi di intelligenza artificiale. Lo scorso 26 ottobre padre Paolo Benanti, religioso del Terzo Ordine Regolare, è stato chiamato a far parte dell’organo consultivo sull’intelligenza artificiale delle Nazioni Unite, mentre il 5 gennaio 2024 è stato nominato presidente della Commissione sull’intelligenza artificiale per l’informazione, istituita presso il Dipartimento per l’informazione e l’editoria della Presidenza del Consiglio dei ministri. Il suo ambito di studio è quello dell’etica, della bioetica e dell’etica delle tecnologie, che lo ha portato a essere corrispondente della Pontificia accademia per la vita per il mondo delle intelligenze artificiali e membro del gruppo di esperti del Ministero dello sviluppo economico che ha il compito di elaborare una strategia nazionale sulle nuove tecnologie.
Docente presso la Pontificia Università Gregoriana, oltre che l’Istituto Teologico di Assisi e il Pontificio Collegio Leoniano ad Anagni, p. Benanti ha dichiarato: «Lo sviluppo rapido e globale delle intelligenze artificiali ha colto la maggior parte delle persone di sorpresa. Questo scenario di rapido cambiamento, di fatto, è un processo interdisciplinare che interroga competenze e discipline diverse, mettendo sul tavolo numerosi fattori di crisi e nuovi stimoli. Il campo dell’editoria e dell’informazione è vitale per la vita di un sistema democratico. In un momento in cui la macchina può essere strumento di narrazione e di formazione dell’opinione pubblica, è fondamentale garantire con dei guardrail etici lo spazio di discussione democratico e il valore del giornalismo».
Ma cos’è l’intelligenza artificiale? A Famiglia Cristiana ha spiegato che è un sistema che «si adatta ai contesti e trova risposte in grado di farle perseguire il fine per cui è stata programmata, rispondendo alle varie azioni nel contesto». A differenza del pensiero comune, però, bisogna ricordarsi che i dispositivi tecnologici, come questo, non sono mai neutri, in quanto sono «un modo per imporre una forma d’ordine in una società e per disporre il potere». Per questo, «L’etica ha come compito principale di mettere in questione la tecnologia, proprio perché emergano queste forme di ordine e di potere, e i diversi fruitori possano esserne consci e agire di conseguenza». Anche nel caso dell’intelligenza artificiale, la Chiesa «può ricordarci che il rispetto della dignità umana è quello che garantisce il vero utilizzo di questi strumenti volto al bene comune».
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