È più forte quello che pensa al popolo e ha il coraggio di negoziare

Intervista a Papa Francesco della Radio Televisione Svizzera.

In merito alla guerra in Ucraina, Papa Francesco ha affermato che «è più forte quello che vede la situazione, pensa al popolo e ha il coraggio della bandiera bianca e negoziare», perché «Il negoziato non è mai una resa. È il coraggio per non portare il Paese al suicidio». Nell’intervista rilasciata all’inizio di febbraio al giornalista della Radio Televisione Svizzera (RSI) Lorenzo Buccella per il magazine culturale Cliché, il pontefice ha preso una nuova posizione sull’attuale conflitto armato russo-ucraino. «Quella parola, negoziare, è una parola coraggiosa. Quando tu vedi che sei sconfitto, che la cosa non va, avere il coraggio di negoziare. E ti vergogni, ma se tu continui così, quanti morti poi? E finirà peggio ancora. […] Non avere vergogna di negoziare prima che la cosa sia peggio».

Riguardo ai drammi che stanno avvenendo nella Striscia di Gaza, il Papa ha detto che non bisogna perdere la speranza di provare a mediare, perché tutte le guerre della storia sono finite con un accordo. Ogni giorno alle sette del pomeriggio chiama la parrocchia di Gaza, dove vivono seicento persone, per farsi raccontare quello che succede. Qui, «la guerra la fanno due, non uno. I responsabili sono questi due che fanno la guerra», riferendosi a Israele e Hamas.

L’essere umano ci ricasca sempre a usare la violenza, nonostante i precedenti e la consapevolezza del male che comporta. Francesco ricorda come i potenti della terra dicono che devono difendersi dagli attacchi, ma poi fanno costruire aerei per bombardare gli altri. «Difenderci no, distruggere. Come finisce una guerra? Con morti, distruzioni, bambini senza genitori. Sempre c’è qualche situazione geografica o storica che provoca una guerra. Può essere una guerra che sembra giusta per motivi pratici. Ma dietro una guerra c’è l’industria delle armi, e questo significa soldi».

Il Papa ha poi ricordato tre immagini. Una è quella della madre che riceve una medaglia in onore del figlio militare morto: a lei non interessa il riconoscimento, ma la vita di colui che le è stato tolto. Un’altra è legata a un viaggio in Slovacchia dove il pontefice doveva andare da una città a un’altra in elicottero, però c’era maltempo e non si poteva. Facendo il tragitto in macchina, nei paesini ha visto che mancavano i nonni, portati via dalla guerra. Infine, c’è un’immagine legata alla colomba simbolo della pace. In occasione di una commemorazione sulla pace, Francesco doveva liberare due colombe. Una fu catturata da un corvo: dopo una guerra, anche chi è innocente può non avere un futuro. «La guerra sempre è una sconfitta, una sconfitta umana».

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