Secondo una nuova ricerca, i cristiani sono risultati i più perseguitati al mondo, seguiti da musulmani ed ebrei.
Secondo una nuova ricerca, i cristiani sono risultati i più perseguitati al mondo, seguiti da musulmani ed ebrei.
L’intolleranza religiosa globale, soprattutto verso cristiani e musulmani, è sempre più presente a causa delle ostilità di molti governi e comunità. Come riporta Vatican News, secondi i dati dello studio dell’autorevole istituto Pew Research Center, nel 2018 i cristiani sono risultati i più perseguitati, in continuità con tutto il decennio precedente, seguiti da musulmani, ebrei, altri gruppi religiosi, seguaci di religioni tradizionali, indù, buddisti e persone non seguaci di alcun credo.
Tra i 198 stati presi in esame, i fedeli di Cristo subiscono oppressioni in ben 145, due in più dell’anno precedente. Restrizioni e vessazioni più o meno gravi vengono impartite dai governanti di 124 Paesi (di 126 contro i musulmani), mentre soprusi e discriminazioni sociali vengono subiti in 104 nazioni (i musulmani in 103). In generale, le restrizioni imposte alle comunità religiose sono in costante aumento, attualmente ai livelli più alti dal 2007. Secondo il rapporto, la causa principale è il diffondersi di regimi autoritari, ad esempio quelli di India, Sri Lanka e Israele.
Ma anche le democrazie piene vivono un aumento di ostilità e intolleranza, come è accaduto, per rimanere in Europa, in Danimarca, Germania, Olanda, Svizzera e Regno Unito. Comunque, le regioni della Terra in cui vi è il più alto tasso di restrizioni e vessazioni governative, in particolare contro i cristiani, sono il Medio Oriente e l’Africa settentrionale. L’incremento più significativo, invece, è stato registrato in Asia, soprattutto in Cina.
Per quanto riguarda gli abusi, l’aumento maggiore si è verificato in Corea del Sud e Salvador, in quest’ultimo dovuto soprattutto alle aggressioni della criminalità organizzata. In Sud America, il Nicaragua ha vissuto crescenti tensioni tra la Chiesa e il governo, soprattutto dopo la svolta impressa dal presidente Daniel Ortega. L’istituto di ricerca ha però trovato che c’è una piccola flessione del numero di Paesi con un tasso di ostilità sociale alle religioni “alto” o “molto alto”, sceso da 56 a 53.
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