In Italia i dati sulla povertà continuano a non migliorare

Se la povertà assoluta è rimasta stabile riguardando 5,6 milioni di individui, quella relativa è aumentata incidendo su 8,8 milioni di persone.

Nel 2021, in Italia la povertà assoluta è rimasta stabile rispetto all’anno precedente, riguardando poco più di 1,9 milioni di famiglie e circa 5,6 milioni di individui, con un’incidenza pari rispettivamente al 7,5% e al 9,4% della popolazione. Invece, la povertà relativa è aumentata di un punto percentuale nelle famiglie, arrivando a un 11,1% corrispondente a circa 2,9 milioni di nuclei, e anche di più tra gli individui, quasi 8,8 milioni pari al 14,8%. Lo certifica l’Istat nel suo nuovo report.

Riguardo ai numeri della povertà assoluta, legata a una spesa mensile pari o inferiore al valore della relativa soglia, si è dunque rimasti fermi al massimo storico registrato nel 2020, anno di inizio della pandemia da Covid-19. Però, la sua incidenza è cresciuta nel Mezzogiorno, arrivando a riguardare il 10% delle famiglie, mentre nel Nord è calata di quasi un punto percentuale fino al 6,7%. In termini di individui, il Nord registra un analogo miglioramento, con i poveri assoluti che ora sono l’8,2% degli abitanti (una percentuale comunque distante da quello del 2019), ovvero 2,2 milioni. Al Sud sono 2,45 milioni, in crescita fino al 12,1%.

L’incidenza della povertà assoluta si attesta stabilmente al 14,2% fra i minori, pari a poco meno di 1,4 milioni, mentre è al 5,3% tra gli over sessantacinque, interessando quasi settecentocinquantamila persone. Che il problema della povertà riguardi soprattutto i giovani emerge dal fatto che, generalmente, le famiglie sono più povere al diminuire dell’età della persona di riferimento, a causa di redditi mediamente più bassi e minori risparmi accumulati o beni ereditati. Molti altri cittadini in questa condizione sono gli stranieri, con un’incidenza oltre quattro volte superiore a quella degli italiani: sono oltre 1,6 milioni, pari al 32,4%, valore che si riduce al Nord e cresce notevolmente al Sud.

Relativamente alla povertà relativa, corrispondente a una spesa per consumi al di sotto di una soglia convenzionale, rispetto al 2020 c’è stata invece una crescita generale fortemente influenzata dall’aumento nel Mezzogiorno, dove è arrivata al 20,8% tra le famiglie e al 25,3% tra gli individui. La sua incidenza si alza per le famiglie monocomponente di persone perlopiù sole di oltre 65 anni, le coppie con persona di riferimento con più di 65 anni, le famiglie con tre o più figli minori e soprattutto quelle con almeno uno straniero, per le quali è tre volte più grande rispetto a quelle italiane.

Davanti a questi dati, è bene ricordare le parole che il presidente di Caritas Italiana mons. Carlo Roberto Maria Redaelli ha pronunciato al convegno nazionale delle Caritas diocesane appena conclusosi: «una comunità cristiana senza la realtà dei poveri non è una comunità secondo il Vangelo. I poveri vanno ascoltati non come persone esterne, magari da consultare a mo’ di sondaggio per vedere che cosa pensano della Chiesa (o forse anche della Caritas…), ma come fratelli e sorelle che con noi – per usare un’espressione cara a papa Francesco – sono “sulla stessa barca” della vita. Altrimenti sarebbero solo strumentalizzati per i nostri sondaggi, le nostre ricerche – pure utilissime… –, il nostro desiderio di vedere se e quanto siamo bravi».

Luca Frildini