In Italia i minorenni stranieri e senza familiari sono più di 11.000

Durante le quarantene dei migranti per il Covid-19, sono stati costretti a stare su navi e in centri di accoglienza affollati in violazione della legge.

A novembre 2021, in Italia erano presenti 11.159 minori stranieri non accompagnati, per il 97,3% di sesso maschile. Quasi i due terzi di questi avevano diciassette anni, mentre neanche un quarto sedici. I loro Paesi di origine erano prevalentemente il Bangladesh (25%), la Tunisia (14%), l’Egitto (14%) e l’Albania (11%). Invece, il 2,7% di presenze femminili è legato soprattutto alla Costa d’Avorio (19,8%) e all’Eritrea (9,6%). Le principali regioni di accoglienza sono state la Sicilia (29,7%), la Lombardia (10,2%), il Friuli-Venezia Giulia (9%) e la Puglia (8,2%).

Lo riporta il secondo rapporto dell’Osservatorio nazionale sui minori stranieri non accompagnati in Italia, area di ricerca del Cespi – Centro studi di politica internazionale, citando dati del Ministero del Lavoro e delle politiche sociali. Questo fenomeno si è dimostrato costante nel corso degli anni, anche se soggetto in termini numerici alle fluttuazioni connesse ai flussi migratori verso la Penisola. Infatti, la percentuale degli arrivi di minorenni senza accompagnamento da parte di un familiare rimane similare rispetto al totale degli ingressi. Invece, ciò che cambia maggiormente è la nazionalità: ad esempio, dal 2020 sono in aumento quelli dal Bangladesh e dall’Afghanistan, mentre si sono ridotti considerevolmente quelli da Eritrea e Somalia.

Le restrizioni contro il Covid-19 hanno reso più evidenti alcune criticità del sistema di accoglienza dei minori non accompagnati vigente in Italia, comunque nel complesso ritenuto buono, e rallentato o interrotto alcuni processi in atto. Generalmente, la legge prevede che essi siano accolti alla pari dei rifugiati o di coloro che necessitano di una protezione sussidiaria. Il problema si è manifestato nelle modalità emergenziali per lo svolgimento della quarantena dei migranti, sia adulti che minorenni, all’interno di navi ormeggiate al largo, in centri di accoglienza non dedicati con presenze eccessive o in hotspot, in violazione delle norme a tutela dei minori stranieri specie se non accompagnati (come la mancata assegnazione di un tutore). La prima soluzione è stata accantonata, ma rimane il rischio per coloro a cui non è stata accertata la condizione di minorenne.

Le difficoltà continuano quando diventano maggiorenni. Se prima essi hanno diritto per legge a un permesso per minore età, che non richiede l’esibizione di documenti identificativi, poi per rinnovarlo, se non c’è il riconoscimento dello status di rifugiato o di altre forme di protezione, devono avere un motivo di studio, lavoro o attesa occupazione. Questa è una fase critica, che richiede requisiti formali e documenti e che può portare a fughe e anche all’apolidia, ovvero al non avere una nazionalità.