I conflitti e le crisi storiche stanno diminuendo, ma sono sostituiti dalle tensioni causate dalla pandemia e delle ostilità tra le potenze.
I conflitti e le crisi storiche stanno diminuendo, ma sono sostituiti dalle tensioni causate dalla pandemia e delle ostilità tra le potenze.
L’Afghanistan è il paese meno pacifico del mondo per il quarto anno consecutivo. Lo rivela la classifica della quindicesima edizione del Global peace index 2021 dell’Institute for Economics and Peace, che analizza il livello di pace di centosessantatré nazioni e territori indipendenti in cui abita il 99,7% della popolazione globale. È dal 2010 che il paese asiatico è nelle prime tre posizioni. A seguirlo, ci sono Yemen, Siria, Sud Sudan e Iraq (che, a parte lo stato yemenita, sono nelle ultime posizioni almeno dal 2015), poi Somalia, Repubblica Democratica del Congo, Libia, Repubblica Centrafricana, Russia, Sudan, Venezuela e Corea del Nord. Dall’altro lato della graduatoria, a traino europeo, si trovano Islanda (il paese più pacifico del mondo dal 2008), Nuova Zelanda, Danimarca, Portogallo, Slovenia, Austria, Svizzera, Irlanda, Repubblica Ceca, Canada, Singapore, Giappone, Finlandia e Norvegia.
I risultati di quest’anno indicano che il livello medio di pace è leggermente peggiorato, per la nona volta negli ultimi tredici anni, con ottantasei stati in miglioramento e settantacinque in fase di deterioramento (specialmente gli Stati Uniti, dove i crescenti disordini civili hanno innalzato la percezione della criminalità e dell’instabilità politica). In generale, i conflitti e le crisi sorti nell’ultimo decennio hanno cominciato a diminuire, ma per essere sostituiti da una nuova ondata di tensione e incertezza a causa della pandemia di Covid-19 e delle crescenti ostilità tra le maggiori potenze.
Il terrorismo e i disordini sono stati i fattori principali che hanno contribuito al deterioramento globale della pace. Novanta paesi hanno registrato un aumento dell’attività terroristica, mentre solo in cinquanta è calata. Tuttavia, il numero di morti per terrorismo è in continuo calo dal 2014, dopo il picco avuto con la guerra civile siriana, e a farne le spese sono soprattutto Siria, Iraq e Nigeria. Però, il livello dei disordini civili e politici è aumentato, in una tendenza che parte dal 2008 e vede una crescita delle manifestazioni violente in sessantuno paesi.
Nel 2021 l’indice relativo ai conflitti mortali in corso è migliorato per la prima volta dal 2015, con cali nella quantità e nell’intensità. Però, il numero totale dei conflitti mortali rimane sempre più alto di dieci anni fa: da allora è aumentato addirittura dell’88%. La violenza rimane uno dei problemi più urgenti a livello globale, essendo il più grande rischio per la sicurezza quotidiana in quasi un terzo dei paesi, il secondo dietro agli incidenti stradali. Negli ultimi due anni, circa il 18% delle persone nel mondo ha vissuto un’esperienza di grave violenza capitata a loro stesse o a qualcuno che conoscevano, con una elevata concentrazione nell’Africa subsahariana.
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