Nel 150° anniversario della morte dello scrittore, un’analisi de “I promessi sposi” evidenzia la sua concezione di una fede attiva.
Nel 150° anniversario della morte dello scrittore, un’analisi de “I promessi sposi” evidenzia la sua concezione di una fede attiva.
Dopo il suo ritorno alla fede cattolica avvenuto nel 1810, Alessandro Manzoni fa dell’azione della misericordia divina il centro ispiratore delle sue opere. La sua nuova condizione spirituale è fondata sulla convinzione che il cristianesimo trasmetta la verità sull’uomo, come si legge nel suo scritto Osservazioni sulla morale cattolica: «Tutto si spiega con il Vangelo, tutto conferma il Vangelo […] e più si esamina questa religione, più si vede che essa ha rivelato l’uomo all’uomo». Evidente è la ripresa del pensiero del filosofo Blaise Pascal: «Non solo conosciamo Dio solo in Gesù Cristo, ma conosciamo noi stessi solo in Gesù Cristo. Conosciamo la morte e la vita solo per mezzo di Gesù Cristo.»
Come scrive p. Giuseppe Oddone, assistente nazionale dell’Associazione Italiana Maestri Cattolici (AIMC) e consulente ecclesiastico dell’Unione Cattolica Italiana di Insegnanti, Dirigenti, Educatori e Formatori (UCIIM), in occasione del centocinquantesimo anniversario della morte dello scrittore, questo pensiero viene proposto in particolare ne I promessi sposi, dove la misericordia aleggia su tutta la vicenda portando una ventata di speranza per una ripresa della vita. Lucia, ad esempio, dice all’Innominato «Dio perdona tante cose per un’opera di misericordia», rivelando che al Signore basta una semplice buona azione per innescare il processo di perdono e grazia. Durante la notte, il prepotente va in crisi a causa di queste parole, che innescano il passaggio dalla crudeltà alla fede.
Ma nel romanzo è fra Cristoforo l’autentico eroe della misericordia. Dopo aver assassinato un nobile rivale e prima di iniziare il noviziato per farsi frate, si reca a chiedere perdono al fratello dell’ucciso, che accoglie con commozione il suo gesto di pace, conservando un pezzo di pane consumato nell’occasione. Nel corso della storia, il religioso si trova ad affrontare la rabbia di Renzo, vittima del sopruso di don Rodrigo che ha fatto fallire il suo matrimonio. Portato il giovane al cospetto del signorotto, dice «può essere castigo, può essere misericordia», liberando il cuore di Renzo dall’odio e permettendo il ritrovamento di Lucia nel lazzaretto. Ai due innamorati affida il suo pane del perdono, accompagnando il gesto con le parole: «serbatelo, fatelo vedere ai vostri figlioli. Verranno in un tristo mondo ed in tempi tristi […] dite loro che perdonino sempre, sempre tutto, tutto!».
Il tema della misericordia pervade anche altre opere di Manzoni. Negli Inni sacri, il poeta mette in luce l’importanza nella vita personale, familiare e sociale della fede che cala il divino nell’umano. Nel Cinque maggio, emerge come egli sia rimasto colpito dalla riconciliazione di Napoleone con la Chiesa voluta sul letto di morte, in cerca della grazia di Dio dopo una vita all’inseguimento della gloria terrena. In generale, per Manzoni la fede cristiana deve essere attiva e operatrice di misericordia, mirando ad azioni di carità e di promozione umana.
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