Nell’originale greco, l’evangelista Matteo usa per “tomba” un termine che ha una parentela stretta con la parola “memoria”.
Nell’originale greco, l’evangelista Matteo usa per “tomba” un termine che ha una parentela stretta con la parola “memoria”.
“Sappiamo che, dopo la morte del Signore, è Giuseppe d’Arimatea che si prende la briga di chiedere a Pilato il corpo di Gesù. «Giuseppe, preso il corpo di Gesù, lo avvolse in un candido lenzuolo e lo depose nella sua tomba nuova, che si era fatta scavare nella roccia» (Mt 27,59-60). Quella tomba che è di Giuseppe diventa prima la tomba di Gesù. Nell’originale greco, “tomba” è detta con la parola mnēmeiō, […] che ha una parentela stretta con la parola “memoria”. Letteralmente, mnēmeiō potrebbe significare “memoriale” proprio come un monumento funerario, un luogo dove sono custodite le spoglie mortali di qualcuno e se ne preserva il ricordo, la memoria. Infatti, deriva da mnémeion e non è difficile per noi riconoscervi anche l’aggettivo “mnemonico” […]. Mnémé, poi, in greco significa memoria, ricordanza per ciò che è stato e non si vorrebbe perdere.”
Questa è l’inizio della riflessione, raccontata a Mondo e missione, che il missionario padre Alberto Caccaro ha rivolto a un gruppo di novizie cambogiane, in occasione del loro ritiro prima della professione religiosa. Il suo esempio dimostra come il potenziale di comprensione del mistero cristiano non sia da sottovalutare, per non rischiare di annunciare una fede dimezzata dal solo attivismo fatto di consuetudini e aspetti pratici.
“Spiegavo questa parentela tra vocaboli e chi mi ascoltava non sempre sembrava afferrare la successione dei significati. Nondimeno l’idea di mettere il corpo di Gesù nella propria memoria/tomba suonava interessante. Ad un certo momento mi sono accorto che avrebbero capito. Mettere Gesù nella memoria significa metterlo nelle nostre case/cose morte, nelle relazioni sepolte nella memoria e rimaste incompiute, nei lavori rimasti in sospeso, nelle parole non dette o dette male. Metterlo nei nostri archivi digitali pieni d’amore e di pena, di verità e di menzogne, di intimità e di tradimenti.”
Così come Giuseppe d’Arimatea mette il corpo del Signore nella sua tomba/memoria, è necessario non perdere niente del mondo che è dentro di noi. Ricordi, sogni incompiuti che attendono una luce, frammenti in cerca di pace e compimento: è qui dove mettere Gesù. Questo tempo di Quaresima è l’ideale per fare come Giuseppe.
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