Minimo storico per la mortalità infantile in Africa

I numeri mostrano un consistente calo, ma il 57% dei bambini defunti nel mondo è da ricondurre al continente africano.

Nel continente africano la mortalità infantile, che riguarda i bambini fino ai cinque anni, ha raggiunto il suo minimo storico: nel 2022, su mille nascite sono deceduti settantuno bimbi, contro i centottantuno del 1990. I dati forniti dal Gruppo inter-agenzie delle Nazioni Unite per la stima della mortalità infantile (UN IGME) nel suo nuovo rapporto indicano dunque risultati positivi per la lotta a questa piaga, riporta Nigrizia. Dopo decenni di impegni costanti e investimenti da parte di nazioni, comunità e agenzie internazionali per garantire servizi sanitari essenziali di qualità a basso costo, in paesi come il Malawi, il Mozambico e il Ruanda le morti sono diminuite addirittura del settantacinque percento.

I progressi sono stati tanti, ma, dei quasi cinque milioni di bambini defunti l’altr’anno a livello globale, il cinquantasette percento sono da ricondurre proprio all’Africa, in particolare a quella sub-sahariana (l’altra zona dove si perdono maggiormente piccole vite umane è l’Asia meridionale). Il numero è diciotto volte più grande rispetto a quello stimato, per esempio, in Australia. Inoltre, ad essi si devono sommare gli oltre due milioni di giovani che muoiono tra i 5 e i 24 anni.

I fattori che causano queste morti sono spesso prevenibili o curabili tramite un miglioramento all’accesso a servizi sanitari essenziali. Così, l’assistenza durante il parto, le vaccinazioni e i trattamenti per le malattie comuni dei bambini aiuterebbero in caso di parto prematuro, complicazione durante il parto, polmonite, diarrea, malaria. Queste problematiche sono poi pesantemente collegate a fattori esterni all’ambito sanitario, come le disuguaglianze economiche, i conflitti armati, i cambiamenti climatici. Nonostante i significativi miglioramenti nella riduzione della mortalità infantile, in Africa c’è ancora molto da fare.