In missione gli incontri possono essere immagine dei personaggi delle parabole

L’esperienza di due coniugi fidei donum nella Turchia orientale dimostra che è bello e possibile vivere insieme.

«Durante i ventuno anni che abbiamo vissuto in Turchia ci è stata regalata la possibilità di vedere tante immagini che altrimenti avremmo potuto solamente leggere nella Bibbia. Molti dei nostri compagni di viaggio sono stati per noi immagine e concretizzazione dei personaggi delle parabole». È così che su Mondo e Missione Roberto e Gabriella Ugolini, coniugi fidei donum di origine fiorentina, parlano della loro lunga esperienza missionaria tra Şanliurfa (la città del patriarca Abramo), le montagne di Van e, più recentemente, Istanbul.

Il loro è stato uno stile di annuncio fatto di condivisione della vita quotidiana delle persone, in particolare le più povere ed emarginate: i bambini di una piccola scuola sorta in una discarica, i contrabbandieri che portano taniche di benzina a cavallo sul confine montagnoso con l’Iran, una profuga afghana che per arrotondare affitta tappetini per la preghiera realizzati riciclando cartone, il pastore in un campo sperduto che per non tradire la sacra regola orientale dell’ospitalità offre loro due monetine per prendere un tè caldo.

Nel 2000 Roberto e Gabriella si sono stabiliti, insieme alla figlia, nella remota parte orientale della Turchia dopo essersi imbattuti per caso durante le vacanze nel fascino dell’Anatolia, intendendo il caso come «uno dei nomi di Dio». Il desiderio di impegnarsi al servizio della piccola comunità cattolica latina ha trovato concretizzazione nell’invito dell’allora vicario apostolico. La loro missione li ha portati a entrare in contatto con curdi, turchi, arabi, ma anche profughi afghani e iraniani, oltre che con cristiani greco-ortodossi, armeni, siriaci.

I due fidei donum raccontano di essersi concentrati, al di là delle attività concrete, sull’incontro con le persone, con l’obiettivo di condividere la gioia di essere cristiani senza fare proselitismo. Adeguando l’impegno alle esigenze che incontravano, hanno portato avanti un dialogo interreligioso semplice e familiare. Essere una famiglia ha permesso loro di poter entrare nelle case della gente anche se non era presente un uomo e li ha resi credibili agli occhi della gente. Ad esempio, un gruppo di notabili musulmani ha garantito per loro quando il proprietario della casa che volevano affittare ha ricevuto delle rimostranze da parte dei vicini, contrariati all’idea di vivere a fianco di cristiani. L’esempio dei coniugi Ugolini dimostra che è bello e possibile vivere insieme.