Nel mondo l’80% della plastica finisce in discarica o negli oceani

Il problema riguarda soprattutto la salute e il sostentamento delle persone che vivono ai margini e si sostengono con pesca e agricoltura.

In Africa, il problema della plastica che si ammassa sulle rive dei fiumi, si impasta alla sabbia delle spiagge, finisce nelle pance dei pesci, si incastra tra i rami degli alberi e si ammucchia negli angoli delle strade dei centri urbani è una bomba a orologeria. Lo dice l’Unep, il programma dell’ambiente delle Nazioni Unite, nel rapporto Trascurati: impatti sulla giustizia ambientale dei rifiuti marini e dell’inquinamento da plastica. In più, durante la pandemia la domanda e lo scarto di prodotti realizzati con questo materiale è aumentata.

Come riporta Nigrizia, la questione riguarda soprattutto le persone che vivono ai margini: i pescatori che subiscono l’inquinamento delle acque, gli abitanti delle città che cercano tra i rifiuti ciò che possono rivendere a pochi soldi, i contadini che vedono i cambiamenti della terra coltivabile. Sono loro quelli che rischiano maggiormente da un punto di vista sociale e sanitario le otto milioni di tonnellate di plastica, equivalenti all’80% dei rifiuti che finiscono in mare, che ogni anno si riversano negli oceani e, grazie alle correnti, arrivano sulle coste di Paesi anche molto lontani rispetto a quelli di partenza, contaminando la fauna e la flora marina e facendo danni anche nel turismo.

Nel mondo, i rifiuti di plastica sono riciclati solo per il 9%, mentre il 12% viene incenerito e ben il 79% accumulato in discariche e disperso negli oceani. Anche le discariche sono dunque un problema, perché in molti luoghi sono diventate enormi e spesso parte di ciò che è stato depositato viene bruciato oppure seppellito in grandi fosse per fare spazio ai nuovi arrivi, con conseguenze pericolose. Il rilascio di sostanze chimiche, la produzione di inquinanti altamente tossici come la diossina, la dispersione del percolato rovinano i vicini terreni, usati anche per l’agricoltura, e minano la salute delle persone nel raggio di chilometri di distanza

Questi scarti riguardano molto anche i prodotti importati, come snack e bibite, confezionati in packaging di plastica che poi non si sa come riciclare. Nei villaggi rurali, dove si era abituati a gettare solo rifiuti organici, c’è il problema concreto di dove metterli (assieme a vetro, batterie…). In molti paesi africani, l’acqua è venduta in piccoli sacchetti, una necessità visto che immense aree sono sprovviste di quella potabile o corrente. Sempre più paesi stanno introducendo leggi che limitano l’uso della plastica o vietano i sacchetti e gli oggetti usa e getta di questo materiale, ma non è facile assicurarne il rispetto.