Il nuovo rapporto di Oxfam sulla disuguaglianza evidenzia gli squilibri economici sempre più forti tra ricchi e poveri.
Il nuovo rapporto di Oxfam sulla disuguaglianza evidenzia gli squilibri economici sempre più forti tra ricchi e poveri.
Il numero di persone che nel mondo vivono sotto la soglia di povertà, ovvero con meno di 6,85 dollari al giorno, è lo stesso del 1990: poco più di tre miliardi e mezzo di persone. Il tasso di riduzione della povertà estrema, che corrisponde a una disponibilità giornaliera di meno di 2,15 dollari, è in forte rallentamento. Con queste tendenze, sradicare in tempi brevi la povertà resta un miraggio e potrebbe volerci un secolo per riportarla ai livelli di trentacinque anni fa. Lo afferma Oxfam nel suo rapporto Disuguaglianza: povertà ingiusta e ricchezza immeritata, che analizza le disparità economiche e sociali a livello globale e in Italia.
Contemporaneamente a questo allarmante andamento, un numero ristretto di super-ricchi continua ad accrescere la propria fortuna a una velocità impressionante. Nel solo 2024, la ricchezza dei miliardari è cresciuta di duemila miliardi di dollari, a un ritmo tre volte superiore rispetto all’anno precedente. Così, ogni settimana ci sono stati mediamente quattro nuovi miliardari e i dieci uomini più facoltosi al mondo hanno visto la propria ricchezza crescere in media di quasi cento milioni di dollari al giorno.
Il rapporto mette in evidenza come la concentrazione della ricchezza non sia in molti casi frutto del merito, ma sia ascrivibile a un sistema economico e politico che favorisce i contesti e gli individui che sono già avvantaggiati. Se si tiene poi conto che oltre un terzo dei patrimoni dei miliardari giunge per via ereditaria, si capisce come la concentrazione della ricchezza globale derivi in buona parte da rendite di posizione. Inoltre, gli squilibri nella tassazione dei grandi patrimoni rispetto a quella delle persone meno ricche non rispondono a criteri di equità e alimentano i divari socio-economici.
Gli autori dell’analisi sottolineano inoltre che i Paesi ricchi controllano il 69% della ricchezza mondiale, pur rappresentando solo il 21% della popolazione globale. Le forme di “moderno colonialismo” si manifestano in vari modi: il predominio delle valute del Nord del mondo nel sistema dei pagamenti internazionali; i costi di finanziamento più bassi nelle economie avanzate, che attraggono ogni anno circa mille miliardi di dollari dal Sud del mondo; la disparità tra la forza lavoro globale fornita per il 90% dal Sud e il corrispettivo reddito da lavoro pari solo al 21% del totale. Questo porta i Paesi a basso e medio reddito a spendere quasi la metà delle proprie risorse pubbliche per rimborsare il debito estero, sottraendo così risorse alla sanità e all’istruzione.
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