Il rapporto annuale dell’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati rivela che il numero di persone in fuga ha superato i 70 milioni.
Il rapporto annuale dell’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati rivela che il numero di persone in fuga ha superato i 70 milioni.
Nel 2018, il numero di persone in fuga da guerre, persecuzioni e conflitti ha superato i 70 milioni, raggiungendo il livello più alto registrato in quasi settant’anni di attività dall’UNHCR, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati. Lo rivela il rapporto annuale dell’UNHCR Global Trends, che mostra come tale cifra corrisponda al doppio di quella di vent’anni fa, con 2,3 milioni di persone in più rispetto a un anno fa. Nel 2018, una persona ogni 108 era rifugiata, richiedente asilo o sfollata, mentre dieci anni prima la proporzione era di una su 160. La cifra di 70,8 milioni è inoltre stimata per difetto, considerato che la crisi in Venezuela sta producendo circa 4 milioni di persone in fuga e solo mezzo milione di queste ha presentato formalmente domanda di asilo.
Il totale è composto da tre gruppi principali. Il primo è quello dei rifugiati, ovvero persone costrette a fuggire dal proprio Paese a causa di conflitti, guerre o persecuzioni. Nel 2018, il numero di rifugiati ha raggiunto 25,9 milioni su scala mondiale, 500.000 in più del 2017. Inclusi in tale dato sono i 5,5 milioni di rifugiati palestinesi che ricadono sotto il mandato dell’Agenzia delle Nazioni Unite per il Soccorso e l’Occupazione dei rifugiati palestinesi nel Vicino Oriente.
Il secondo gruppo è composto dai richiedenti asilo, persone che si trovano al di fuori del proprio Paese di origine e che ricevono protezione internazionale, in attesa dell’esito della domanda di asilo. Alla fine del 2018, il numero di richiedenti asilo nel mondo era di 3,5 milioni. Infine, il gruppo più numeroso, con 41,3 milioni di persone, è quello che include gli sfollati in aree interne al proprio Paese di origine, una categoria alla quale normalmente si fa riferimento con la dicitura sfollati interni.
È più probabile che un rifugiato sia un minore (nel 2018 lo era uno su due, molti soli e senza famiglia) e che viva in un paese o in una città (61%) piuttosto che in aree rurali o in un campo rifugiati. Circa l’80% dei rifugiati vive in Paesi confinanti con i Paesi di origine e ha vissuto in questa condizione per almeno cinque anni (gli altri per almeno vent’anni). I Paesi ad alto reddito accolgono mediamente 2,7 rifugiati ogni 1.000 abitanti, quelli a reddito medio e medio-basso ne accolgono in media 5,8 e i i più poveri accolgono un terzo di tutti i rifugiati su scala mondiale.
Purtroppo, la crescita del numero di persone costrette alla fuga è più rapida rispetto alla capacità di trovare soluzioni in loro favore. Quella migliore è rappresentata dalla possibilità di fare ritorno nel proprio Paese volontariamente, in condizioni sicure e dignitose. Altre soluzioni prevedono l’integrazione nella comunità di accoglienza o il reinsediamento in un Paese terzo. Tuttavia, nel 2018 solo 92.400 rifugiati sono stati reinsediati, meno del 7% di quanti sono in attesa. Circa 593.800 rifugiati hanno potuto fare ritorno nel proprio Paese, mentre 62.600 hanno acquisito una nuova cittadinanza per naturalizzazione.
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