Il Dicastero per la Dottrina della Fede ha riconosciuto colpevole l’arcivescovo nel processo penale nei suoi confronti.
Il Dicastero per la Dottrina della Fede ha riconosciuto colpevole l’arcivescovo nel processo penale nei suoi confronti.
Mons. Carlo Maria Viganò è stato condannato per scisma e scomunicato. Dopo la notifica dell’avvio di un processo penale nei suoi confronti dell’11 giugno scorso (clicca qui per saperne di più), questo giovedì il Dicastero per la Dottrina della Fede si è riunito per concludere il processo penale a carico dell’arcivescovo e lo ha riconosciuto colpevole, con conseguente scomunica latae sententiae. L’esito della condanna per delitto riservato di scisma è dovuto alle «sue affermazioni pubbliche dalle quali risulta il rifiuto di riconoscere e sottomettersi al Sommo Pontefice, della comunione con i membri della Chiesa a lui soggetti e della legittimità e dell’autorità magisteriale del Concilio Ecumenico Vaticano II», come si legge nel comunicato stampa.
D’altronde, dopo l’accusa il prelato ha continuato a sostenere la propria posizione. Il 28 giugno, sul blog della sua Fondazione ha scritto: «non riconosco l’autorità né del tribunale che pretende di giudicarmi, né del suo Prefetto, né di chi lo ha nominato», sottolineando «l’abisso che separa la Chiesa Cattolica da quella che le si è sostituita con il Concilio Vaticano II». Come riporta Avvenire, il procedimento penale contro mons. Viganò è stato un processo extragiudiziale, cioè amministrativo, quindi più rapido e necessariamente con meno garanzie per l’imputato, al quale è stata data comunque la possibilità di difendersi (poi non esercitata). Il caso sembra non avere precedenti, come si può vedere dall’archivio online del Dicastero dei documenti più significativi pubblicati dal 1966.
Tra il 1976 e il 1983, l’allora Congregazione per la Dottrina della Fede scomunicò l’arcivescovo Pierre-Martin Ngô-dińh-Thuc per aver ordinato illecitamente in Spagna cinque vescovi. Nel 1988, anche l’arcivescovo Marcel Lefebvre fu scomunicato per scisma per aver consacrato quattro vescovi senza il mandato pontificio, ma dalla Congregazione per i vescovi, e, nel 2006, l’arcivescovo Emmanuel Milingo subì la stessa condanna dopo aver ordinato quattro vescovi con una dichiarazione della Sala stampa della Santa Sede. Più affinità ci sono con ciò che è successo a padre Georges de Nantes, conosciuto come l’abbé de Nantes, che nel 1997 è stato interdetto (una forma attenuata di scomunica) dopo aver accusato di eresia sia il Vaticano II sia Paolo VI e Giovanni Paolo II.
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