Mosul, riaperta la chiesa devastata dall’Isis

Dopo lunghi lavori di ristrutturazione, Nostra Signora del Perpetuo Soccorso è stata inaugurata dal patriarca caldeo.

Era l’estate del 2014 quando i miliziani dell’Isis, il sedicente Stato islamico, entrarono e devastarono, dissacrandola, la chiesa cattolica caldea di Nostra Signora del Perpetuo Soccorso (Um al-Mauna) a Mosul, nel nord dell’Iraq. Durante la liberazione della città da parte dell’esercito iracheno, avvenuta tre anni dopo, si scoprì cosa avevano fatto i terroristi al luogo di culto, da loro usato come ufficio della polizia religiosa. Non c’era più alcun segno del suo passato cristiano: il crocifisso e le statue, andati distrutti, erano stati sostituiti da manifesti e simboli del Daesh (l’acronimo arabo per Isis) e all’esterno i jihadisti avevano affisso il divieto di ingresso.

Come riporta AsiaNews, sabato scorso, dopo lunghi lavori di ristrutturazione, la chiesa è stata ufficialmente riaperta con una festosa cerimonia di inaugurazione presieduta dal patriarca caldeo, il cardinale Louis Raphael Sako, e partecipata da leader religiosi e politici cristiani, musulmani, yazidi e sabei e da centinaia di fedeli. Nell’omelia della messa, egli ha sottolineato come questo evento possa incoraggiare i cristiani a tornare a Mosul, dalla quale erano fuggiti in migliaia, contribuendo «a creare speranza, promuovere una convivenza armoniosa e preservare il bellissimo e diversificato tessuto» della città. Prima dell’arrivo dell’Isis, l’edificio di culto e l’annessa scuola erano un luogo di armonia, dove cristiani e islamici si sentivano una sola famiglia.

Al tempo dell’occupazione estremista, uno dei manifesti affissi sulle colonne di marmo della navata riportava quattordici severe regole di comportamento, tra cui l’obbligo per le donne di vestire in maniera modesta e mostrarsi in pubblico solo se necessario. Su un volantino erano elencate le punizioni corporali previste per i colpevoli di furto, consumo di alcool, adulterio e omosessualità, con immagini esplicative. I cristiani erano obbligati a scegliere tra convertirsi all’islam, pagare una tassa speciale, fuggire o venire uccisi. Ora tutto questo è passato e l’ex direttore scolastico Ilham Abdullah spera che, da questo giorno, «le famiglie cristiane tornino e che la vita riprenda come una volta».

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