I violenti scontri scoppiati dopo il colpo di stato dell’esercito non risparmiano neanche gli edifici sacri, causando altri morti e feriti.
I violenti scontri scoppiati dopo il colpo di stato dell’esercito non risparmiano neanche gli edifici sacri, causando altri morti e feriti.
La drammatica situazione in Myanmar, scosso da un colpo di stato militare e da una guerra civile diffusa, ha spinto il cardinale Charles Maung Bo, arcivescovo di Yangon e presidente della Conferenza episcopale birmana, a lanciare qualche giorno fa un appello per la fine delle violenze. Nel comunicato ha inoltre denunciato il bombardamento della chiesa del Sacro Cuore a Kayanthayar, vicino a Loikaw, capitale dello stato del Kayah, avvenuto tra il 23 e il 24 maggio e che ha portato alla morte di quattro persone e al ferimento di altre otto. Come riporta AsiaNews, mons. Bo ha detto:
«Vogliamo rendere noto a tutti che i luoghi di preghiera, come proprietà culturale di una comunità, sono difesi da protocolli internazionali. […] Al di là dei protocolli, vogliamo ricordare che il sangue versato non è il sangue di qualche nemico; coloro che sono morti e che sono feriti sono cittadini di questo Paese. Essi non erano armati; essi erano all’interno della chiesa per proteggere le loro famiglie. […] Tutto questo deve finire.»
L’Agenzia Fides ha ricostruito i fatti dell’efferato attacco sulla base delle testimonianze dei gesuiti presenti in Myanmar. Di notte, i militari dell’esercito birmano hanno attaccato con colpi di artiglieria il villaggio, con lo scopo di colpire presunti gruppi armati ribelli. Un proiettile di mortaio ha colpito la chiesa cattolica, uccidendo e ferendo coloro che vi avevano trovato rifugio e facendo estesi danni. Gli abitanti pensavano di ripararsi in un luogo sicuro, mentre nelle strade attorno cadevano le bombe e c’erano sparatorie. Altre persone, tra cui anziani e bambini, sono fuggiti nella giungla.
Questo episodio, purtroppo, non è isolato. Anche la cattedrale del Sacro Cuore di Pekhon, sempre vicino a Loikaw, è stata colpita dall’artiglieria. Il Kayah, dove il 75% delle persone appartiene a minoranze etniche, è lo stato birmano con la più alta percentuale di cristiani: oltre novantamila su circa trecentocinquantacinquemila abitanti. Se l’appello del cardinale Bo ha ricevuto critiche da parte della popolazione perché non ha condannato con chiarezza le violenze dei militari nei confronti delle minoranze, i gesuiti si sono espressi contro di loro esortandoli a smettere gli attacchi contro i civili e le chiese.
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