Dopo più di un anno di guerra civile, gli aerei e i cannoni della giunta militare colpiscono per portare terrore tra la popolazione.
Dopo più di un anno di guerra civile, gli aerei e i cannoni della giunta militare colpiscono per portare terrore tra la popolazione.
In questi giorni le bombe non cadono solo ai confini dell’Europa, ma anche dall’altra parte del mondo, in Myanmar. Tra l’8 e il 10 marzo, gli aerei e i cannoni della giunta militare, che da oltre un anno ha portato il Paese in un conflitto civile dopo aver rovesciato il governo civile guidato da Aung San Suu Kyi, hanno gravemente colpito una chiesa cattolica e un convento delle suore della Riparazione. Nel villaggio di Saun Du La, Nostra Signora di Fatima è stata colpita da bombe sganciate dal cielo, che hanno danneggiato il soffitto e le finestre, mentre nel villaggio di Doungankha la casa di riposo e ospedale per le consorelle più anziane è stato bombardato, come era successo l’anno scorso con la chiesa vicina.
Come riporta AsiaNews, questi centri abitati sorgono in una regione a maggioranza cristiana, dove le anti-golpiste Forze di difesa del popolo stanno combattendo contro l’esercito birmano, tra l’altro sostenuto da Putin con armamenti (gli aerei sono gli stessi usati dai russi nella guerra in Ucraina). Ma nei luoghi dove si trovano gli edifici colpiti non c’è un conflitto armato in corso, per cui l’attacco è stato condotto con il solo scopo di portare terrore tra la popolazione. Considerando che il Myanmar importa la totalità del proprio carburante dall’estero, il fronte di resistenza sta chiedendo di bloccarne la fornitura alla giunta militare così da limitare l’uso dei mezzi. Alcune sanzioni del Consiglio dell’Unione Europea stanno colpendo l’importazione di petrolio, ma tramite intermediari e passaggi a Singapore, in India e in Malaysia questo continua ad arrivare.
Così, i generali al governo continuano a bombardare obiettivi anche non militari. Nella diocesi di Loikaw, nello Stato orientale del Kayah, le incursioni aeree hanno colpito almeno otto chiese, le quali talvolta fungono da riparo per i civili che cercano un luogo protetto. I vescovi hanno segnalato questa situazione, ma i loro appelli sono stati ignorati. Distruzioni di decine e decine di case sono avvenute in sedici parrocchie su trentotto e hanno costretto sacerdoti e suore a fuggire, aggiungendosi nell’ultima settimana a cinquantamila sfollati interni, che in totale sono arrivati a mezzo milione.
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