Le suore della Riparazione cercano di stare vicine agli sfollati, soprattutto ora che alla violenza del regime si è aggiunta quella per il cibo.
Le suore della Riparazione cercano di stare vicine agli sfollati, soprattutto ora che alla violenza del regime si è aggiunta quella per il cibo.
Dal Myanmar, funestato da tre anni di guerra civile, arrivano notizie sempre più negative, con una crisi umanitaria che ha prodotto tre milioni di sfollati. Oltre a morti, feriti, arresti senza motivo, case incendiate, accampamenti precari nelle foreste costruiti dai fuggitivi, in questi ultimi tempi si aggiunge l’allarmante pericolo dell’aumento dei prezzi dei generi alimentari, causa di fame e situazioni insostenibili che spingono a fare rapine. Lo ha detto ad AsiaNews sr. Regina delle Suore della Riparazione, testimone di aggressioni per furti e saccheggi di negozi da parte di persone affamate.
La sofferenza, soprattutto per bambini e anziani, è dovuta anche al fatto che le famiglie sono costrette ad abbandonare la propria casa per rifugiarsi in zone difficilmente accessibili delle foreste, dove non ci sono acqua potabile e cibo e le piogge torrenziali rendono complicata la vita quotidiana. Ma non sono solo le abitazioni a essere insicure: campi profughi, scuole, ospedali, chiese e negozi, che potrebbero accogliere i rifugiati, vengono bombardati dagli aerei dell’esercito. In questa situazione, gli aiuti umanitari non riescono ad arrivare, visto anche che le strade sono bloccate dai militari, aggiunge la religiosa.
I giovani birmani, poi, sono costretti a scelte difficili, soprattutto dopo che il regime ha emanato una nuova legge sul servizio militare. Il rischio dell’arruolamento è quello di essere usati come scudi umani in prima linea in conflitti contro propri connazionali, magari della stessa etnia o religione. Se non vogliono rimanere a non fare niente, essi o si uniscono alle forze rivoluzionarie della Forza di Difesa Popolare o rischiano scappando all’estero. L’Istituto delle Suore della Riparazione, i cui conventi sono controllati dai militari, prova ad assistere i profughi con aiuti sia materiali che spirituali, vivendo assieme a madri e bambini, creando scuole nelle foreste, proponendo attività come il catechismo. Ma l’intenzione di dare loro una vita prossima alla normalità è veramente difficile da portare avanti. «La nostra nazione ha tanto bisogno di guarigione», conclude sr. Regina.
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