La Caritas locale sta aiutando i profughi che negli ultimi mesi sono fuggiti dalla loro terra occupata dall’Azerbaigian.
La Caritas locale sta aiutando i profughi che negli ultimi mesi sono fuggiti dalla loro terra occupata dall’Azerbaigian.
Sono più di centomila le persone che si sono riversate in Armenia dal Nagorno Karabakh, repubblica tra i monti del Caucaso meridionale che dal primo gennaio non esiste più. Circa il venti percento di esse è riuscito a raggiungere la Russia o qualche Paese europeo, ma tutte le altre probabilmente resteranno per molto tempo. «Abbiamo cercato di accoglierle dignitosamente, ma la situazione è critica», racconta il direttore della Caritas locale Gagik Tarasyan a Mondo e Missione. Sono un popolo di etnia armena e fede cristiana che, nella guerra contro l’Azerbaigian, dopo l’ultimo attacco subito lo scorso 19 settembre ha dovuto abbandonare in tutta fretta le loro case. Sono rimasti solo alcuni anziani, intenzionati a morire nella terra dove hanno sempre vissuto.
Questo esodo è l’ultimo avvenimento di un conflitto trascinatosi per decenni. La regione, diventata ai tempi dell’Unione Sovietica un oblast della Repubblica socialista dell’Azerbaigian pur essendo quasi totalmente abitata da armeni, raggiunse l’indipendenza e l’annessione all’Armenia dopo la guerra che si svolse tra il 1992 e il 1994. A seguito di negoziati inconcludenti, nell’autunno del 2020 l’esercito azero iniziò la sua controffensiva, acquisendo molti distretti con migliaia di vittime. Il blocco di una delle autostrade principali ha causato la grave carenza di cibo, medicine, beni di prima necessità, carburante ed energia elettrica per quasi dieci mesi. Quando è stata riaperta, gli abitanti, tra cui trentamila bambini, l’hanno usata per fuggire dalla loro patria.
Caritas Armenia si è subito mobilitata per dare il suo contributo nel fronteggiare l’emergenza profughi, anche con l’aiuto di Caritas Internationalis. Continua il direttore: «Nelle prime settimane abbiamo dovuto rispondere alle esigenze di base, fornendo pasti caldi a oltre cinquemila persone, acqua, coperte e lenzuola, ma anche assistenza medica e psicologica e un riparo nell’immediato. Con l’arrivo dell’inverno, poi, ci siamo dovuti organizzare per venire incontro in particolare ai gruppi più vulnerabili, come gli anziani, i bambini e le persone con disabilità». Ma ora arriva la fase più difficile, quella dell’integrazione nella società armena dei rifugiati, che oggi costituiscono quasi il tre percento dell’intera popolazione. Sfida che si somma agli effetti dell’arrivo di migliaia di russi a seguito della guerra in Ucraina, che ha fatto crescere i prezzi delle case e generato un pericoloso scontento.
Associazione Rete Sicomoro | direttore Enrico Albertini
Via Fusara 8, 37139 Verona | P.IVA e C.F. 03856790237
Telefono 351 7417656 | E-mail info@retesicomoro.it
Privacy policy | © 2024 Rete Sicomoro