A Natale la vicinanza di Dio ti sfiora la pelle

L’incarnazione in Gesù può provocare sussulti ancora oggi se percepiamo la Sua presenza accanto a noi, tanto prossima da accarezzarci.

«Mi sono detto: viene, è vicino, il Natale. Poi mi sono fermato ed era come se mi avesse sfiorato un pensiero e avessi percepito quasi una distanza: forse è una sottigliezza, e voi mi perdonerete, ma, per uno come me, fa la differenza dire, o sentirsi dire: viene, è vicino, il Natale, una festa. E sentirsi dire: viene, è vicino Dio, viene Dio, è alle tue porte, Dio! È la differenza tra il venire di una data e il venire di una persona. La vicinanza di una festa? O la vicinanza – ti sfiora la pelle – di una persona?»

Questo pensiero di don Angelo Casati, letto quando si sta approssimando la celebrazione della venuta del Signore nel mondo terreno, è un invito a sentire il Natale non solo come una festa, ma come una reale presenza di Dio nella nostra vita. Così, l’incarnazione del Verbo in Gesù può provocare sussulti ancora oggi se percepiamo la Sua presenza accanto a noi, tanto prossima da sfiorarci la pelle. Percepire fisicamente la Sua vicinanza, come quella di un innamorato o di un’innamorata, diventa anche un modo per fare esperienza del suo immenso amore per noi. La Sua carezza diventa inoltre espressione di quella tenerezza che dobbiamo fare nostra per cambiare noi stessi, le relazioni con gli altri e, infine, il mondo.

Quando il Padre ha seminato il Figlio nella nostra terra, non ha voluto tenere le distanze da noi e dalle nostre vicende. Colui che illumina ogni cosa ha accettato di mandare Gesù in un luogo fatto sì di luci, ma anche di ombre. Nonostante da una mangiatoia il seme buono sia germogliato e abbia dato frutto, la storia è continuata tra contrasti. Ma questo non vuol dire che non ci sia speranza. Dice don Casati: «Dio sa scrivere dritto anche sulle nostre righe storte. Come a dire che non c’è niente di così irregolare che non possa aver dentro un germe di novità. Come a dire che a Dio nulla è impossibile».

Da Lui, infatti, siamo amati incondizionatamente: pensate se lo fossimo solo per le nostre luci! Pensare alla sequela dei santi creerebbe in noi grande sgomento. Nascondere le nostre ombre e i nostri peccati per sentirci amati permeerebbe i cuori di paura. Gesù diceva: «io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori» (Mc 2,17). La sua nascita è il segno che il Signore ci ama così come siamo. Egli ha creduto nell’uomo e nella donna, per quanto deboli e peccatori: perché non dovremmo anche noi credere negli esseri umani così come sono? Egli ha amato pienamente e, quando c’è un amore come il Suo che non tiene le distanze, le cose, seppur lentamente, tendono a cambiare.