Messe di fine anno proibite nelle scuole, insegnanti licenziati per motivi religiosi, odio sui social si aggiungono ai molti prigionieri politici.
Messe di fine anno proibite nelle scuole, insegnanti licenziati per motivi religiosi, odio sui social si aggiungono ai molti prigionieri politici.
Secondo il vescovo di Matagalpa Rolando Álvarez, il Ministero della Pubblica Istruzione ha proibito la celebrazione delle messe nelle scuole pubbliche del Nicaragua che, come da tradizione, concludevano l’anno scolastico degli alunni degli ultimi gradi. Inoltre, due insegnanti di Ciudad Darío sono stati licenziati per aver permesso alla banda musicale della loro scuola di suonare alla festa di San Michele arcangelo. Agenzia Fides ha riportato le parole di mons. Álvarez:
«Riguardo alle messe, in molte scuole adesso sono vietate, ma a decidere sono i genitori e gli studenti. Sono loro che hanno l’ultima parola, e non i direttori delle scuole che le vietano. All’inizio non ci volevo credere, ma scopro che in molte parti del Nicaragua sta accadendo questo, e vorrei persino fare un serio appello al Ministero della Pubblica Istruzione per riconsiderare questa situazione. È una mancanza di rispetto verso gli studenti e la comunità scolastica, perché alla fine dell’anno vogliono ringraziare Dio per l’anno trascorso con una messa. Dico ancora di più, è una mancanza di rispetto per la libertà di culto.»
Questo clima di repressione è frutto dell’ostilità del partito di governo contro la Chiesa, che sta subendo attacchi di continuo. Messaggi di incitamento all’odio verso i sacerdoti cattolici sono stati diffusi sui social network, con macabre rappresentazioni di manichini con la tonaca nera impiccati. L’arcivescovo di Managua e presidente della Conferenza Episcopale del Nicaragua, cardinale Leopoldo Brenes, ha minimizzato questi gesti attribuendoli a ragazzi che cercano come distinguersi perché non hanno altro modo, ma ha riconosciuto che la Chiesa nicaraguense è bersagliata soprattutto dopo che i vescovi avevano proposto come via d’uscita dalla crisi socio-politica del Paese l’uscita di scena di Daniel Ortega e l’anticipo di elezioni libere e democratiche.
Intanto, sono molti i prigionieri politici detenuti nelle caserme o nelle carceri in attesa del processo; per esserlo, come dice il parroco di San Miguel a Masaya p. Edwin Román, basta aver alzato la voce per chiedere giustizia, libertà e democrazia. Ma molte comunità hanno reagito con solidarietà, raccogliendo per loro viveri nei centri parrocchiali in tutto il Paese e in particolare a Managua e Masaya, nonostante gli uomini della polizia che presidiavano le parrocchie.
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