Nella missione di Dosso un convegno ha unito liceali, universitari e lavoratori di fede cattolica, protestante e musulmana.
Nella missione di Dosso un convegno ha unito liceali, universitari e lavoratori di fede cattolica, protestante e musulmana.
Un centinaio di giovani provenienti da Niamey, in Niger, si è recentemente incontrato presso la missione di Dosso in un convegno organizzato dal movimento cattolico francese Efesia, fondato qualche anno fa per promuovere il dialogo interreligioso e contribuire alla creazione di un mondo di pace attraverso il confronto. I ragazzi, che sono giunti sul luogo dell’evento grazie alla Caritas diocesana, erano infatti liceali, universitari e lavoratori di fedi diverse: cattolici, protestanti e musulmani.
L’iniziativa, svoltasi in un’atmosfera rilassata e allegra, ha avuto come tema “Gioventù, tesoro divino” ed è stata un punto di partenza per rendere questa esperienza di comunione una realtà di fatto e una speranza per il futuro. Tra i relatori, un insegnante di filosofia musulmano ha spiegato che incontrarsi è una necessità per conoscersi a fondo e per imparare a rispettarsi l’un l’altro e ad apprezzare i valori e la spiritualità di chi è diverso da noi. P. Rafael Marco Casamayor, sacerdote della Società per le Missioni Africane, ha commentato così all’Agenzia Fides:
«Si tratta di una ricchezza inestimabile che possiamo condividere. La verità è che non ci conosciamo e, di solito, ci riferiamo a stereotipi ereditati o appresi senza alcun discernimento da parte nostra. Viviamo insieme, lavoriamo e spesso studiamo insieme, ma non ci conosciamo e non ci fidiamo l’uno dell’altro».
Il missionario ha anche raccontato di aver incontrato sacerdoti e suore che svolgono il loro operato pastorale nella parte orientale della diocesi di Niamey, nei centri di Gaya, Dogon Dutchi e Dosso. Con loro ha sollevato il problema degli studenti cristiani che in classe ricevono pressioni a causa del loro credo sia dai compagni che dagli insegnanti, oltre a quelle provenienti dalla società musulmana. Il disagio e l’angoscia che ne derivano potrebbero essere alleviati da progetti di dialogo come quello organizzato.
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