In Nigeria sono sempre più frequenti i rapimenti dei preti

I sequestri dei sacerdoti cattolici (ma non solo) si sono moltiplicati dopo l’attacco di estremisti islamici a una prigione.

Non si fermano i sequestri di sacerdoti cattolici in Nigeria a opera di estremisti e terroristi islamici. Come riporta Avvenire, pochi giorni fa due preti che si stavano recando a una funzione religiosa nella chiesa di Cristo Re della parrocchia di Gure, nello stato di Kaduna, sono stati portati via appena giunti nella canonica. La diocesi di Kafanchan ha invitato la popolazione locale a non farsi giustizia da soli, così da poter giungere a un rilascio veloce e sicuro di don John Mark Cheitnum e don Donatus Cleopas.

In questi giorni sono stati liberati, dopo essere stati rapiti agli inizi di luglio: p. Peter Amodu sequestrato mentre si stava recando a celebrare la messa a Okwungaga-Ugbokolo (stato di Benue); p. Emmanuel Silas della chiesa di San Carlo portato via a Zambina (stato di Kaduna); p. Peter Udo della parrocchia di San Patrizio Uromi e p. Philemon Oboh del St. Joseph Retreat Center a Ugboha (stato di Edo) catturati lungo l’autostrada Benin-Auchi. Il missionario somasco p. Luigi Brenna è sfuggito al rapimento a Ogunwenyi (stato di Edo) perché gli aggressori, dopo averlo picchiato e ferito con un machete, lo pensavano morto. Ma le aggressioni riguardano anche sacerdoti di altre confessioni cristiane.

Dopo che a giugno assalti armati a chiese cristiane avevano provocato decine di morti e feriti, questo caos si è inasprito a causa della clamorosa incursione del 6 luglio scorso alla prigione di Kuje, nella periferia della capitale federale Abuja, da parte del ramo locale del Daesh, l’Islamic State in West Africa Province. L’attacco ha portato all’evasione di quasi novecento detenuti, di cui circa quattrocentoquaranta risultano ancora evasi. Così la sicurezza nel Paese è diventata ancora più precaria. In un comunicato, l’Associazione dei sacerdoti cattolici diocesani nigeriani ha affermato che «sono stati fatti tentativi per chiedere aiuto al governo a vari livelli, ma, come ha già osservato la Conferenza episcopale nigeriana, è chiaro alla nazione che il governo ha fallito nel suo dovere primario di tutelare la vita dei cittadini nigeriani».