Non si ferma il dramma dei migranti venezuelani

Al confine settentrionale con il Cile, donne incinta, bambini e malati in fuga dalla profonda crisi del loro Paese.

Sul confine settentrionale del Cile, tra Chacalluta e Santa Rosa, settecento venezuelani sono bloccati perché non hanno la documentazione necessaria per entrare nel Paese. Donne incinte, bambini di tutte le età e malati hanno urgente bisogno di attenzione, soprattutto perché non sanno dove andare e il tempo è inclemente. Un piccolo ma emblematico caso tra i quattro milioni di persone in fuga da un Venezuela in profonda crisi.

Agenzia Fides ha raccolto le parole del vescovo della diocesi di San Marcos de Arica (la più settentrionale del Cile) Moisés Atisha, che, accompagnato dal vicario generale Mauricio Cáceres e dal responsabile dell’Instituto Católico Chileno de Migración padre Beto Arica, è andato a vedere di persona la situazione.

“Abbiamo parlato con le autorità del governo centrale e locale, ma la cosa più importante è stata ascoltare le storie delle persone colpite e pregare con loro, in modo che il prima possibile siano cercate soluzioni umanitarie con gesti concreti. […] La realtà migratoria nel mondo deve essere compresa fin dall’inizio dell’umanità e ci sfida costantemente come società alla ricerca delle chiavi per assicurare la dignità propria del Vangelo di Gesù Cristo. In questo modo mettiamo in pratica ciò che il Vangelo ci dice: «Ero migrante e mi avete accolto» (Mt 25,31).”

Nella stessa giornata, il governo ha autorizzato l’ingresso in Cile delle famiglie venezuelane con figli minorenni. Mons. Atisha ha accompagnato il loro spostamento sugli autobus fino al consolato cileno a Tacna, esprimendo l’intenzione della sua diocesi di contribuire a una soluzione. Egli ha infatti lanciato un appello per raddoppiare le azioni in questa situazione di emergenza umanitaria, chiedendo generi di prima necessità come acqua, pannolini, succhi di frutta, latte, che saranno raccolti nei locali della scuola locale.