Nella provincia della R.D. del Congo ricca di risorse minerarie non si riesce a trovare una soluzione contro le milizie armate.
Nella provincia della R.D. del Congo ricca di risorse minerarie non si riesce a trovare una soluzione contro le milizie armate.
La provincia del Nord Kivu, nella Repubblica Democratica del Congo, non riesce ad avere pace. Dopo l’ennesimo massacro di civili avvenuto alla fine del mese scorso, risulta sempre più chiaro che le milizie ribelli che tormentano la zona siano sostenute da una complicità internazionale che permette loro di approvvigionarsi di armi e munizioni. Ormai, dal 2014 sono morte nella regione oltre tremila persone a seguito dei raid delle formazioni antigovernative. Ad Avvenire, il missionario comboniano Gaspare Di Vincenzo dichiara:
«È assurdo che nel Nord Kivu continuino ad avvenire questi massacri nella più completa indifferenza della comunità internazionale, sapendo bene che qui si continua a morire per colpa di poteri più o meno occulti, interessati allo sfruttamento delle immense risorse minerarie».
Il vescovo di Butembo-Beni, monsignor Sikuli Paluku Melchisedech, ha raccontato come si è svolto l’attacco armato del 30 ottobre. Alle otto del mattino, una banda armata ha messo a ferro e fuoco per due ore un intero quartiere all’estrema periferia della città di Butembo, non molto lontana dall’Uganda. Tra le diciannove persone uccise, figura anche il catechista Richard Kisusi, legato insieme ad altre persone davanti alla chiesa e poi ammazzato. Padre Di Vincenzo ha aggiunto che i terroristi sono originari della valle del Graben, situata proprio sul confine ugandese, e che il villaggio è stato incendiato e saccheggiato, alcuni abitanti, tra cui gli infermieri di un piccolo dispensario, sono stati rapiti e la chiesa è stata profanata.
Nigrizia spiega che il Nord Kivu, territorio ricco di risorse minerarie, è conteso da numerose milizie armate, alcune delle quali al soldo di Rwanda e Uganda. Al momento, l’attuale presidente Tshisekedi non riesce a scorgere una via d’uscita perché la coalizione dell’ex presidente Kabila, che non vuole interferire con le mire del regime rwandese di Kagame sulla Repubblica Democratica del Congo, ha la maggioranza sia alla camera sia al senato. Legato ai risultati delle elezioni truccate del 2018, Tshisekedi sta incontrando i rappresentanti delle confessioni religiose e delle organizzazioni sindacali e vari esponenti della società civile per trovare una soluzione.
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