Nord Kivu, parrocchie costrette a chiudere per l’insicurezza

I vescovi della Repubblica Democratica del Congo denunciano l’aumento delle violenze dei gruppi armati.

Anche la Chiesa è in una condizione di pericolo nel Nord Kivu, provincia orientale della Repubblica Democratica del Congo. I miliziani dell’M23 continuano a conquistare con le armi territori che l’esercito congolese non riesce a difendere. Nel capoluogo Goma e nei suoi dintorni la situazione sta peggiorando di giorno in giorno, ha dichiarato all’Agenzia Fides il cardinale Fridolin Ambongo Besungu, arcivescovo metropolita di Kinshasa. La nota pastorale pubblicata una settimana fa dai vescovi della provincia ecclesiastica di Bukavu (composta dalle diocesi di Bukavu, Butembo-Beni, Goma, Kasongo, Kindu e Uvira), al termine della loro assemblea, aveva messo sotto i riflettori questa realtà.

Nel documento si legge: «L’insicurezza è divenuta endemica con il suo corteo di omicidi anche in pieno giorno, l’accerchiamento della città di Goma da parte dell’M23 sostenuto dal Ruanda e la paralisi dell’economia attraverso una strategia di isolamento e soffocamento dei centri grandi e piccoli». Per questo anche la Conferenza Episcopale Nazionale Congolese sta cercando di accompagnare la popolazione, con difficoltà visto il contesto pericolo. Infatti, l’esercito congolese sta abbandonando le sue postazioni in mano ai ribelli, che da tre anni stanno prendendo sempre più potere.

Il problema principale è, afferma il cardinale, l’insicurezza generalizzata, che potrebbe diffondersi in tutto il Paese. Il governo ha distribuiti armi a diversi gruppi militarizzati, come i Wazalendo (insieme di bande ispirato dal leader di una locale setta messianica, tra l’altro condannato a morte) e le Forze Democratiche di Liberazione del Ruanda (FDLR, fondate dai superstiti del vecchio regime hutu ruandese), aspettandosi un aiuto contro l’avanzata dell’M23. Ma, con questa proliferazione di armamenti, i tanti capi si dividono e la popolazione ne sta pagando le conseguenze.

Nelle ultime settimane, i cittadini vengono taglieggiati, subiscono furti, vengono uccisi anche in pieno giorno da guerriglieri che sarebbero formalmente alleati dell’esercito regolare. I miliziani si sono pure buttati nel profittevole commercio illegale dei minerali estratti dalle miniere locali e nel contrabbando di cacao, il cui prezzo sta salendo a livello globale. Nella zona di Beni, alcune parrocchie sono state costrette a chiudere totalmente o parzialmente a seguito dell’instabilità causata dagli islamisti delle Forze Democratiche Alleate (ADF). Con uno Stato così debole, la Repubblica Democratica del Congo non ha futuro.