Nuovi porporati, come cambia il collegio cardinalizio

Nel corso dell’Angelus di ieri, Papa Francesco ha annunciato a sorpresa un concistoro, che si terrà il prossimo 30 settembre, per la creazione di ventuno nuovi cardinali, di cui diciotto con diritto di voto in un futuro conclave. Il pontefice ha detto che «La loro provenienza esprime l’universalità della Chiesa, che continua ad annunciare l’amore misericordioso di Dio a tutti gli uomini della Terra. L’inserimento dei nuovi cardinali nella Diocesi di Roma, inoltre, manifesta l’inscindibile legame tra la Sede di Pietro e le Chiese particolari diffuse nel mondo».

Come si legge su Avvenire, il Papa terrà il suo nono concistoro, quasi uno per ogni anno di pontificato (non c’è stato nel 2013 e nel 2020). Con esso, egli avrà creato in totale centoquarantadue cardinali e dal 30 settembre quelli di sua nomina saranno novantanove su centotrentasette (ventinove quelli fatti da Benedetto XVI e nove da Giovanni Paolo II). Come di consueto, Francesco non si è sentito vincolato dalle cosiddette diocesi cardinalizie e ha privilegiato le nomine ad personam e le sedi periferiche. Per la prima volta, la berretta arriverà in Sud Sudan (Juba), in Tanzania (Tabora), in Malesia (Penang), in Polonia (Lodz) e andrà sulla testa del patriarca latino di Gerusalemme. Un’altra prima volta toccherà ai frati minori conventuali, che avranno ben due cardinali, mentre nel collegio torna un agostiniano dopo oltre centovent’anni.

I nuovi porporati vengono principalmente dall’Europa (otto), mentre sono tre ciascuno per Africa, Asia e America latina; uno è dell’America del Nord. Considerando il patriarca di Gerusalemme mons. Pizzaballa in quota asiatica, ci sarà solo un italiano a incrementare le fila dei cardinali del nostro Paese, che diventeranno quattordici su centotrentasette rispetto ai ventotto su centoquindici nel conclave del 2013. Complessivamente, l’Europa avrà cinquantadue elettori, l’America latina ventiquattro, l’Asia ventiquattro, l’Africa diciannove, l’America del Nord quindici e l’Oceania tre.