Il presidente della Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori ha indicato sette azioni per una conversione pastorale.
Il presidente della Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori ha indicato sette azioni per una conversione pastorale.
«Qualche volta, forse anche giustamente, sembra che non siamo in grado di compiere adeguati passi per fare la cosa giusta a favore di coloro che sono stati abusati. Per un pastore, questa è forse la parte più difficile: sapere che il nostro ascolto e i nostri sforzi per la guarigione e la giustizia possono essere insufficienti per raggiungere quello che i sopravvissuti cercano. È un modo sobrio per ricordarci che alla fine solo la grazia di Dio può sanare ciò che il peccato ha spezzato».
Questo è uno dei passaggi del videomessaggio che il cardinale Sean Patrick O’Malley, presidente della Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori, ha inviato all’Assemblea generale della CEI in corso, nella quale Papa Francesco ha nominato presidente il cardinale Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna. Mons. O’Malley ha raccontato che, quando è stato vescovo in quattro diocesi degli Stati Uniti, da una all’altra ha visto una situazione progressivamente peggiore in merito agli abusi sessuali compiuti da sacerdoti e alla negligenza nella loro gestione. Per lui è stato difficile ascoltare, individualmente o in gruppo, le storie dei sopravvissuti e far fronte alla delusione e alla rabbia dei fedeli per il modo in cui venivano ignorate le sofferenze passate.
Grazie a questa dolorosa esperienza, egli ha capito che «non abbiamo nulla da temere nel dire la verità», perché «la verità ci renderà liberi». Anche se non è facile da affrontare, è l’unica via, in quanto «È una realtà che saremo giudicati sulla base della nostra risposta alla crisi di abuso nella Chiesa». Per questo, è necessaria conversione pastorale che includa sette azioni: offrire una cura pastorale efficace alle vittime; dare indicazioni chiare sui corsi di formazione per il personale nella diocesi; fare uno screening adeguato e accurato; rimuovere i colpevoli; cooperare con le autorità civili; valutare attentamente i rischi esistenti per i preti colpevoli di abuso una volta che sono stati ridotti allo stato laicale; dimostrare l’applicazione dei protocolli in atto, così che le persone sappiano che le politiche funzionano.
L’ostacolo più grande alla conversione pastorale è l’atteggiamento difensivo della Chiesa, che può apparire naturale ma è una tentazione a cui Papa Francesco ha esortato a non cedere. Infatti, in ogni Paese dove si è avviato un processo la storia degli abusi è venuta sempre alla luce. Il cardinale dà dunque una buona notizia: dove vengono adottate politiche efficaci, il numero dei casi si riduce drasticamente. Per questo, non bisogna avere paura di riconoscere il male che è stato fatto, perché «se le vittime sono private della giustizia, sarà difficile trovare una soluzione al problema» e «solo rispondendo con giustizia alle vittime si potrà arrivare alla guarigione».
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