La Fondazione Internazionale Oasis chiede una mobilitazione comune tra cristiani e musulmani per l’accoglienza e la fratellanza.
La Fondazione Internazionale Oasis chiede una mobilitazione comune tra cristiani e musulmani per l’accoglienza e la fratellanza.
«Per la sua complessità, il fenomeno migratorio ha bisogno di soluzioni di varia natura, che tengano conto dei fattori politici, sociali, economici e ambientali dei Paesi che vi sono implicati. Ma esso è innanzitutto un fatto umano che interpella la coscienza di ognuno. Cristiani e musulmani dovrebbero sentirsi particolarmente toccati da questa realtà. Infatti, la maggior parte degli emigranti che cercano di raggiungere l’Europa sono persone di fede cristiana o musulmana, i territori nei quali transitano hanno una significativa presenza cristiana o musulmana e i luoghi da cui s’imbarcano sono perlopiù Paesi a maggioranza musulmana».
Parte da questa constatazione l’appello della Fondazione Internazionale Oasis, fondata dal cardinale Angelo Scola per promuovere la conoscenza del mondo islamico e l’incontro tra cristiani e musulmani, a un’assunzione di responsabilità dopo l’ultimo, tragico naufragio di una barca di migranti nel Mediterraneo. La dichiarazione islamo-cristiana mira a sostenere una mobilitazione per l’accoglienza e la fratellanza che abbia l’obiettivo di affrontare insieme la realtà delle migrazioni. Tra i primi firmatari, oltre all’arcivescovo emerito di Milano, ci sono i vicari apostolici dell’Anatolia, dell’Arabia meridionale e di Alessandria d’Egitto, il patriarca di Gerusalemme dei Latini, i presidenti della Comunità di sant’Egidio e della Federazione degli organismi di volontariato internazionale di ispirazione cristiana (FOCSIV), il copresidente della Commissione internazionale mariana musulmano cristiana, i presidenti dell’Unione delle comunità islamiche in Italia (UCOII), della Comunità religiosa islamica italiana (COREIS) e dei Giovani Musulmani d’Italia, il segretario generale della Confederazione islamica italiana.
L’appello vuole porre l’accento, tra i vari temi del dialogo tra cristiani e musulmani, sulla questione dell’emigrazione, da affrontare a livello umanitario e culturale tramite un’azione comune partendo dai valori custoditi dalle rispettive tradizioni, dal Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune firmato da Papa Francesco e dal Grande imam di al-Azhar Ahmad al-Tayyib e dall’enciclica Fratelli tutti, dove il pontefice ha evidenziato sia il diritto a emigrare per cercare una vita migliore sia quello a non emigrare per rimanere nella propria terra. Il documento dichiara, infatti:
«Nel suo dispiegarsi l’emigrazione consiste di diverse fasi e investe una pluralità di soggetti. Per governarla occorre agire a ogni livello, a monte e a valle contemporaneamente: operare per cercare di rimuovere le cause che la generano, limitandone in questo modo la portata, e allo stesso tempo prevedere percorsi sicuri e forme adeguate di accoglienza e integrazione per le persone che decidono di lasciare il proprio Paese. Cristiani e musulmani sono chiamati a dare il proprio contributo in ognuno di questi ambiti, impegnandosi contro le ingiustizie e l’oppressione che sono spesso alla base della decisione di partire, contrastando le chiusure nazionalistiche ed egoistiche che impediscono l’accoglienza e condannando l’azione senza scrupoli di trafficanti di uomini e scafisti che si arricchiscono sulla pelle dei migranti».
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