Occorre continuare a fare memoria del passato: l’insegnamento della Bibbia

Per non ripetere gli sbagli che si fanno sempre più lontani nel tempo serve creare un ricordo collettivo corretto.

Quando i fatti che hanno segnato in negativo la storia dell’umanità si fanno sempre più lontani, è necessario cercare un modo efficace per continuare a farne memoria. Insegnare alle nuove generazioni a non ripetere gli sbagli permette di creare un ricordo collettivo «capace di generare un presente appoggiato su un passato ben definito e proteso verso un futuro identitario», senza egocentrismi, supremazie e nazionalismi. Sul sito del Centro Pime, la teologa Valentina Venturini ha provato a rintracciare il tema nelle Scritture.

Nell’Antico Testamento, la memoria va vista in due direzioni: quella che Dio fa dell’uomo e quella che l’uomo fa, o dovrebbe fare, di Dio. Nel primo caso, il Signore dimostra di rimanere eternamente fedele alla sua parola. Ad esempio, riguardo alla liberazione degli israeliti schiavi in Egitto dice a Mosè: «Sono ancora io che ho udito il lamento degli israeliti asserviti dagli Egiziani e mi sono ricordato della mia alleanza» (Es 6,5). Ma l’essere umano è capace di rispettare questo patto per sempre, oltre Abramo, Isacco, Giacobbe?

Sempre nel libro dell’Esodo, a un certo punto nel deserto la comunità israelita mormora contro Mosè e Aronne: «Fossimo morti per mano del Signore nel paese d’Egitto, quando eravamo seduti presso la pentola della carne, mangiando pane a sazietà! Invece ci avete fatti uscire in questo deserto per far morire di fame tutta questa moltitudine» (Es 16, 2-3). Non viene dunque coltivato il giusto ricordo dei due fratelli, scelti da Dio stesso come sue guide, che l’hanno portata dalla schiavitù alla libertà. Senza una corretta memoria del vissuto che ancori il presente nel passato, persino il cammino che conduce alla libertà fa paura.

Gli israeliti si erano dimenticati delle promesse di Dio, che si sarebbero avverate dopo un cammino certamente molto faticoso, ma indispensabile. Mentre Mosè guarda lontano, vedendo la terra promessa dinanzi a sé e pensando che nessuna sofferenza sia troppo grande rispetto al fine che si pone, il popolo, almeno in parte, vuole prove più immediate dell’impegno divino, allontanandosi così dalla memoria sincera del passato. Le Scritture non omettono di narrare questi sbagli. Nel Deuteronomio, il racconto dell’episodio del vitello d’oro e della conseguente rottura delle prime tavole della legge da parte di Mosè ci ricorda che dobbiamo affrontare le nostre cadute per non ripetere il male e i tradimenti commessi.

Per farlo occorre un attento e continuo esame di coscienza, che ci serve per comprendere come comportarci nel presente e capire chi vogliamo essere nel futuro. «Insomma, la Bibbia ci restituisce un modo di fare memoria in grado di passare attraverso le storie gloriose che uniscono le persone e fondano l’identità di un popolo (umano e non nazionale […]), ma anche attraverso i momenti bui, che non devono diventare sterili occasioni di tristezza collettiva al grido di “mai più” […] ma sappiano, attraverso gesti concreti e riflessioni serie e pacate, aprire sentieri nel deserto dell’umana povertà».