Tra i costi di gestione e contributi minimi, gli istituti cattolici, in particolare dell’infanzia, hanno perso in un decennio il 27% degli alunni.
Tra i costi di gestione e contributi minimi, gli istituti cattolici, in particolare dell’infanzia, hanno perso in un decennio il 27% degli alunni.
Stando così le cose, quanti anni mancano perché il sistema nazionale d’istruzione sia composto quasi esclusivamente da istituti statali? Dal 2000 (anno in cui è stata approvata la legge sulla parità scolastica) a oggi, le scuole paritarie hanno visto passare il numero di allievi da 1.186.667 a 734.415, con un calo del 38,11%. Dal 2010 all’anno scorso, poi, ne hanno dovuto chiudere 1.669, di cui 1.542 cattoliche (-16,46%) in maggior parte materne (1.310). Praticamente, ne sono scomparse una ogni due giorni e mezzo. In quest’ultimo lasso di tempo, gli alunni negli istituti paritari cattolici sono diminuiti del 26,81% (quasi duecentomila individui), percentuale che sale al 33,28% nelle materne.
Guardando i dati ufficiali del ministero dell’Istruzione e del Merito e quelli elaborati dal Centro Studi Scuola Cattolica della Cei, un articolo di Avvenire mostra una situazione drammatica che attualmente è senza prospettiva. La contrazione di iscrizioni è dovuta solo in parte al calo delle nascite, visto che negli ultimi vent’anni la scuola statale ha perso il 3,4% degli allievi. La ragione principale è l’incapacità di sostenere i costi di gestione a fronte di un contributo pubblico sempre più residuale. E la scuola cattolica risulta particolarmente colpita, visto che nell’ultimo decennio quella paritaria di altro tipo ha avuto una diminuzione di alunni pari al 16,87%, quindi con dieci punti percentuali in meno.
Suor Anna Monia Alfieri, rappresentante dell’Usmi nel Consiglio Nazionale della Scuola Cattolica e nella Consulta dell’Ufficio Nazionale per l’educazione, la scuola e l’università della Cei, avverte: «Il Paese rischia davvero di scivolare verso il monopolio statale dell’educazione. A chiudere sono state soprattutto le scuole di frontiera, quelle che non possono chiedere alle famiglie rette da cinquemila euro l’anno». Il danno è anche per l’erario: per un allievo di una scuola statale spende circa settemila euro all’anno, per uno di una paritaria circa cinquecento. La religiosa sottolinea che «l’esistenza delle scuole paritarie consente allo Stato un “risparmio” di circa sei miliardi di euro all’anno».
L’Italia è sempre più un’eccezione in Europa. Nella laica Francia, le paritarie sono finanziate direttamente dallo Stato. In Svezia, l’ente locale fornisce alla famiglia che ha scelto una scuola non statale un finanziamento equivalente al risparmio per lo Stato. Pur confermando la gravità della situazione, Sergio Cicatelli, coordinatore scientifico del comitato tecnico del Centro Studi Scuola Cattolica, ricorda che «Proprio negli anni della pandemia abbiamo osservato un rallentamento delle chiusure. […] Probabilmente è un po’ presto per parlare di un’inversione di rotta e credo siano necessari almeno tre-quattro anni per verificare se siamo davvero di fronte a un cambio di direzione, come auspichiamo, o se, invece, stiamo davvero andando verso il monopolio statale dell’istruzione».
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