Un sacerdote ha usato ChatGPT per redigerne il testo, con un risultato sorprendente e un interrogativo fondamentale.
Un sacerdote ha usato ChatGPT per redigerne il testo, con un risultato sorprendente e un interrogativo fondamentale.
«Nel Vangelo di oggi, Gesù si trova con i suoi discepoli nella regione di Cesarea di Filippo. Inizia ponendo una domanda cruciale: “Chi dice la gente sia il Figlio dell’uomo?” Questa domanda è fondamentale perché ci sfida a confrontare le opinioni della società con la nostra fede personale. Che cosa sentiamo dire su Gesù? Che cosa crediamo davvero di Lui? I discepoli rispondono menzionando le varie opinioni che circolano tra la gente: “Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti.” Queste risposte indicano una confusione diffusa riguardo all’identità di Gesù, una confusione che a volte persiste ancora oggi.
Ma poi Gesù fa un passo avanti e pone una domanda più personale ai suoi discepoli: “Ma voi, chi dite che io sia?” Questa è la domanda chiave, non solo per i discepoli allora, ma anche per ciascuno di noi oggi. Chi diciamo che sia Gesù? Qual è la nostra confessione di fede? La risposta di Pietro è chiara e diretta: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente.” Pietro ha riconosciuto in Gesù il Messia atteso, il Figlio di Dio, colui che porta la vita eterna».
Questo brano è un estratto dall’omelia che mons. Alberto Carrara ha letto durante la messa di domenica 26 agosto 2023, che chiama a riflettere su un passo dell’evangelista Matteo. Perché riprendere questa omelia, cos’ha di così interessante? Beh, il giorno dopo il sacerdote l’ha pubblicata su La barca e il mare rivelando che è stata scritta da ChatGPT, un software basato su un’intelligenza artificiale. Lui ha semplicemente chiesto all’applicazione digitale «Scrivimi una omelia per la ventunesima domenica del tempo ordinario per un pubblico adulto. Vangelo: Matteo 16,13-20» e lei ha prodotto autonomamente il testo.
ChatGPT è in grado di esprimersi, anche in lingua italiana, al pari di un essere umano, simulando piuttosto correttamente una conversazione con l’utilizzatore ed elaborando le poche indicazioni fornitegli. Ciò è possibile grazie al fatto che è addestrato attraverso un sofisticato modello di apprendimento automatico, che si basa sull’utilizzo di un’enorme quantità e varietà di testi tratti da siti web, libri, ecc. e che segue miliardi di parametri. Questa capacità è frutto anche del lavoro e della supervisione degli istruttori umani, certo, ma il risultato è alquanto sorprendente.
Mons. Alberto Carrara si esprime così sul suo esperimento: «ChatGPT è un predicatore discreto. Conosce il passaggio del Vangelo e lo commenta discretamente. Mi sembra però che quello che dice sia piuttosto noto, talvolta scontato. Manca di attrattiva. D’altronde, non conosce né chi deve tenere l’omelia né i destinatari, designati con indicazioni molto, troppo generiche. Ma è possibile comunque un confronto onesto. Questa “anima” che sembra mancare a un’intelligenza artificiale c’è sempre, o per lo meno spesso, nelle omelie delle nostre chiese?».
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