La scelta di un parroco di chiudere per un giorno l’oratorio a causa della maleducazione dei frequentatori ha avuto conseguenze positive.
La scelta di un parroco di chiudere per un giorno l’oratorio a causa della maleducazione dei frequentatori ha avuto conseguenze positive.
La notizia dell’oratorio di Cicognara chiuso per maleducazione ha fatto il giro del web all’inizio dell’estate. Nella parrocchia della frazione di Viadana, in provincia di Mantova ma nella diocesi di Cremona, don Andrea Spreafico ha deciso di serrare il cancello del centro aggregativo per una giornata, con la minaccia di farlo per una settimana se i motivi che lo hanno portato a questa decisione si fossero ripetuti. All’ingresso è stato affisso un cartello con la comunicazione e le cause del provvedimento: «troppe parole volgari, cacca ovunque nei bagni, rifiuti buttati a caso, sedie prese dal portico e abbandonate, persone che entrano in mutandoni e canottiera, uomini che si tolgono le croste dai piedi, bambini sotto i cinque anni non accompagnati in bagno dai genitori (presenti), comportamenti da bulli violenti».
Per il parroco dell’unità pastorale Beata Vergine delle Grazie, queste mancanze di rispetto verso il luogo si possono riassumere in una parola: maleducazione. Per questo, egli si è sentito di fare un’azione forte, con l’obiettivo di ribadire ciò che ha scritto sul cartello: «Questa è la nostra casa: se entri rispetti le regole, oppure stai fuori». In un’intervista ha spiegato: «Il senso di questo gesto è dare un avviso perentorio a chi frequenta la nostra struttura: si tratta di tante persone che arrivano anche dai paesi e dalle frazioni vicine. Io sono contentissimo che il nostro oratorio piaccia così tanto, ma deve anche essere chiaro a tutti che il luogo deve essere rispettato». Dopo la giornata di chiusura, don Andrea ha dichiarato che ora i frequentatori sono molto più gentili e addirittura si offrono di aiutare a ripulire gli spazi a fine giornata. Per lui, «Quel cartello disciplinare rappresenta un argine innalzato per limitare atteggiamenti scorretti e spingere le persone che li adottano a interrogarsi. Il mio è stato un normale intervento educativo».
Questo episodio, ha commentato Giacomo Cameletti, pedagogista della cooperativa sociale Curiosarte, aiuta a mettere a tema un’importante sfida educativa del nostro tempo. Le regole all’interno delle interazioni sociali, a partire da quelle più intime, e la valenza educativa dei “no”, che discendono appunto dall’applicazione delle regole stesse, rappresentano sicuramente una trave portante della convivenza civile e della socializzazione, a cui non è possibile rinunciare in nome di alcuna millantata libertà o compromesso. Purtroppo oggi, in una società in cui tutto è sempre più veloce e fluido e in cui tutto è sempre accessibile, “a portata di dito”, sembra prendere spazio la concezione che accogliere e rispettare delle regole condanni a una vita di privazioni, fastidi e frustrazioni. In realtà è esattamente l’opposto: una vita senza regole è una condanna a una vita di frustrazioni dinanzi a ogni ostacolo che si potrà incontrare.
Risulta più che mai opportuno l’intervento educativo di don Andrea, il quale, con convinzione e passione, ha ribadito l’importanza dell’osservanza delle regole quale strumento privilegiato di rispetto per sé e per gli altri. Condividere e rispettare una misura indica la comprensione del valore di ciò che ci circonda, indica la capacità di limitare sé stessi per lasciare il giusto spazio all’altro, indica una forza di volontà agita per il bene delle relazioni e dell’incontro. Tutte le figure educative sono chiamate ad agire, con autorevolezza, questo richiamo e accompagnamento continuo verso un mondo regolamentato e ciò che a esso è sotteso. Fin da bambini si apprende che bisogna giocare secondo le regole e la sfida di oggi risulta quella di continuare a vivere secondo esse, per il bene di tutti.
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