Nella metropoli di Lahore un’accusa di blasfemia è stata smorzata da una delegazione guidata da un francescano
Nella metropoli di Lahore un’accusa di blasfemia è stata smorzata da una delegazione guidata da un francescano
In Pakistan, la convivenza tra i cristiani e le comunità a maggioranza musulmana dove abitano è talvolta minata dalle accuse di blasfemia verso l’islam rivolte alle minoranze. Da anni i francescani di Lahore, capitale della provincia del Punjab, operano sulla via del dialogo interreligioso e della fattiva collaborazione tra capi religiosi e autorità civili. Per raggiungere la pace e l’armonia, occorre infatti stemperare la tensione sociale e religiosa. Il caso avvenuto a novembre in un sobborgo meridionale della metropoli è emblematico di questo sforzo.
Come ricostruisce l’Agenzia Fides, un cristiano mentalmente instabile e tossicodipendente ha dato fuoco alla sua casa, nella quale c’erano una Bibbia e un Corano. Viste alcune pagine bruciate del libro sacro dell’islam, dei vicini hanno iniziato a diffondere l’accusa di blasfemia. In seguito, alcuni giovani musulmani hanno iniziato a minacciare di aggredire il quartiere dove vivono circa centosessanta famiglie cristiane, le quali hanno iniziato ad avere paura memori di violenze simili già capitate in Pakistan.
Con l’obiettivo di evitare una degenerazione degli eventi, p. Lazar Aslam, cappuccino e superiore della chiesa di San Francesco, si è recato nella zona guidando una delegazione interreligiosa, di cui faceva parte il leader cristiano Siddique Masih, un pastore, uno studioso islamico e il presidente della Commissione Nazionale per le Minoranze del Punjab. L’incontro con il capo della sicurezza locale, le autorità civili e i capi religiosi è servito per spiegare la situazione e chiedere la protezione degli abitanti minacciati. Grazie a questo gesto e alla comprensione di tutti, la situazione è stata riportata sotto controllo.
L’individuo che ha compiuto il folle gesto è stato preso in custodia dalla polizia per affidarlo ai servizi sociali. Ai gruppi esterni che avrebbero voluto sfruttare l’incidente per creare tensioni è stato impedito di agire. Il mufti Ashif Hussain ha voluto ricordare che, «da una prospettiva islamica, la relazione tra musulmani e cristiani è da tempo parte della storia condivisa di entrambe le comunità e della nazione e va tutelata».
Il frate ha commentato così l’episodio: «Questi sforzi hanno contribuito a garantire che le comunità musulmane e cristiane a Kahna Nau continuino a vivere insieme in pace, sebbene vi siano ancora alcuni individui che soffiano sul fuoco delle tensioni interreligiose. […] È necessaria una collaborazione continua tra le due comunità per il bene superiore del Pakistan. I cristiani sono cittadini pacifici che hanno contribuito e tuttora contribuiscono in modo significativo al benessere del paese. Occorre camminare e agire insieme per superare le incomprensioni tra musulmani e cristiani e restare uniti per garantire un futuro radioso e una pace duratura nel paese».
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