Organizzazioni criminali gestiscono la compravendita di donne provenienti da famiglie povere da dare in moglie a uomini cinesi.
Organizzazioni criminali gestiscono la compravendita di donne provenienti da famiglie povere da dare in moglie a uomini cinesi.
In Pakistan, una ragazza pakistana cristiana di 16 anni è stata venduta dai genitori a un cinese in cerca di moglie. Le condizioni economiche difficili della famiglia hanno spinto ad accettare per offrire alla figlia una vita migliore. Muqadas Ashraf, questo il suo nome, si è trasferita quindi in Cina, dove, al posto di una vita migliore, si è trovata a fare i conti con un marito che le impediva di uscire da sola, la maltrattava e aveva come unico desiderio un figlio. La famiglia, avvertita della situazione, è riuscita, dopo le minacce di rivolgersi alla polizia, a convincere il cinese a divorziare e a far tornare la ragazza nel suo Paese.
La storia è a lieto fine, ma non sempre è così. Come racconta Mondo e Missione, sono infatti molte le ragazze pakistane divenute, negli ultimi mesi, oggetto di contrabbando verso la Cina praticato da organizzazioni criminali. In particolare, è colpita la minoranza cristiana, in quanto appartiene alla fascia più povera della popolazione. L’offerta di denaro (dai 2.500 euro in su) e di un futuro migliore per le figlie è allettante, soprattutto perché in Pakistan i matrimoni sono per lo più combinati e i cinesi vengono presentati alle famiglie dagli intermediari come buoni cristiani ed economicamente benestanti.
Ma, una volta giunti in Cina, il marito si rivela un ateo interessato solo al sesso. Infatti, la politica del figlio unico, praticata dalla Cina fino al 2015, ha generato uno squilibrio demografico dovuto all’orribile pratica, soprattutto nelle zone rurali, di uccidere le bambine perché le famiglie desiderano un erede maschio. Per questo, i maschi adulti cinesi fanno fatica a trovare una sposa e la cercano nel traffico illecito di esseri umani da Myanmar, Vietnam, Cambogia e Corea del nord.
Il fenomeno non è facile da quantificare: secondo un attivista cristiano pakistano per i diritti umani, nell’ultimo anno sarebbero state coinvolte circa settecento donne. E per loro la prospettiva di essersi sposate solo per fare un figlio non è la peggiore. Ragazze riuscite a fuggire hanno parlato di violenze, schiavitù sessuale, prostituzione. Certo, il matrimonio potrebbe generare un’unione felice, ma comunque per una cristiana (o anche musulmana, visto che sono coinvolte anche loro) è difficile praticare la propria religione in un Paese come la Cina.
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