In Palestina la pace si allontana ancora

La nuova politica di annessione territoriale da parte di Israele fa saltare tutti gli accordi e preoccupare le Chiese del Medio Oriente.

«Ho un nipote che lavora come oncologo nel più grande ospedale di Gerusalemme e mi racconta di medici israeliani e palestinesi che lavorano fianco a fianco: non ci sono discriminazioni in questa emergenza. […] Fra i medici vi è un impegno comune per salvare le persone e questo è un segno di speranza. L’auspicio è che i politici possano imparare dai medici. […] Il Covid-19 insegna che, a dispetto delle differenze, possiamo risolvere i problemi in modo ragionevole e lontani da un’ottica di scontro, di divisioni, di guerra. […] Ora la speranza è che si possa ripartire secondo un criterio di maggiore condivisione, iniziando proprio dalle risorse della terra, invece di chiudersi in uno spazio stretto e angusto.»

Queste parole, raccolte a inizio maggio da AsiaNews, sono di Bernard Sabella, rappresentante di Fatah e segretario esecutivo del Servizio ai rifugiati palestinesi del Consiglio delle Chiese del Medio Oriente. Esse testimoniavano un clima di solidarietà, in risposta alla pandemia di coronavirus, in una delle aree più controverse del mondo. Ma, pochi giorni dopo, un messaggio preoccupato dei patriarchi e dei capi delle Chiese di Gerusalemme ha riportato tutto alla consueta, ostile realtà: il premier ad interim Netanyahu ha dato il via libera alla costruzione di settemila case in Cisgiordania, perseguendo la volontà di mettere in pratica il piano, voluto da Trump, che mira alla sovranità israeliana su insediamenti e valle del Giordano.

«Conseguenza della stagnazione del processo di pace in Medio oriente fra israeliani e palestinesi, una serie di piani avanzati da Israele e finalizzati all’annessione unilaterale di terre in Cisgiordania – sostenuti soprattutto da fazioni legate alla destra – sollevano questioni gravi e catastrofiche. Si moltiplicano i dubbi in merito alla fattibilità di un qualsiasi accordo pacifico, che possa mettere fine a un conflitto lungo decenni, il quale continua a mietere vittime innocenti nel contesto di un circolo vizioso di tragedia umana e ingiustizia. Il Consiglio dei patriarchi e dei capi delle Chiese di Terra Santa osserva questi piani unilaterali di annessione con crescente preoccupazione e invita lo Stato di Israele ad astenersi dal compiere queste azioni di propria iniziativa.»

Preoccupazioni sono state espresse recentemente anche dalla Santa Sede, che vede compromessa la soluzione “due popoli, due Stati”, perché il nuovo governo, che vede assieme Netanyahu e il suo oppositore Benny Gantz, prosegue la politica di annessione di territori palestinesi in contrasto con il diritto internazionale. Ed è notizia di ieri che il presidente dell’Autorità palestinese Abu Mazen ha annunciato il blocco di tutti gli accordi con Israele, considerato responsabile in quanto potenza occupante, e Stati Uniti. Ancora una volta, la pace si allontana.