Panama, le contraddizioni di un paese in crescita economica

Paese con le migliori prospettive dei Caraibi, ha ampie fasce della popolazione nell’indigenza.

Gli eventi della Giornata Mondiale della Gioventù 2019 sono entrati nel vivo: un’occasione per accendere i riflettori sul paese ospitante, Panama. Nonostante le sue piccole dimensioni, grazie al suo canale questo stato è al centro dei movimenti internazionali di beni e capitali. A Mondo e Missione, Alfredo Somoza, presidente dell’Istituto Cooperazione Economica Internazionale, spiega:

«È infatti qui che è nata l’economia offshore. Uno spazio virtuale, ma saldamente ancorato ai confini nazionali dello Stato ospitante, nel quale registrare imprese e persone fisiche che vogliono evadere le tasse nei rispettivi Paesi o spostare capitali di dubbia provenienza. Anche la marina mercantile è stata rivoluzionata dalla possibilità di registrare le navi sotto bandiera panamense, soluzione che ha permesso agli armatori di sottrarsi alle imposte dei Paesi di origine».

L’inchiesta internazionale Panama Papers, pubblicata nel 2016 dal Consorzio Internazionale di Giornalisti Investigativi, ha rivelato nomi e cognomi di politici e vip con importanti investimenti economici in questo paradiso fiscale, ma non ha cambiato la situazione. La funzione strategica di Panama è ancora troppo importante, tanto che la Cina è sempre più interessata: il canale le permette di raggiungere più velocemente i paesi dell’Africa, dove indirizza la metà dei suoi investimenti mondiali.

Nonostante una crescita economica pari al 6%, che rende Panama il paese con le migliori prospettive dei Caraibi, le politiche governative attuate finora non hanno intaccato le ragioni strutturali della povertà. Hanno permesso sì a centocinquantamila persone di uscire dalla povertà, ma non dall’indigenza e dalla dipendenza dai sussidi governativi. Mancano giustizia fiscale, aumento dell’occupazione con salari dignitosi e promozione dell’industria e dell’agricoltura.

“In base ai dati della Banca Mondiale, Panama è anche il quinto Paese con più disuguaglianze della regione, subito dopo Honduras, Colombia, Brasile e Guatemala. […] La popolazione povera vive in minima parte nelle periferie delle città, e si concentra quasi completamente nelle aree rurali. È indigente la metà dei cittadini nelle zone abitate soprattutto da panamensi (54%) e la quasi totalità di quelli che abitano nelle aree rurali a maggioranza indigena (98%). […] C’è poi il grave problema della malnutrizione infantile: ne soffre il 19% dei bambini indios sotto i cinque anni. In alcune regioni, come quella di Ngäbe Buglé, questa percentuale raggiunge il 30%; arriva al 55% nella regione di Guna Yala.”

Il governo di Panama sta cercando di implementare politiche di assistenza alla popolazione indigena e di sostegno all’agricoltura, ma con risultati che arrivano a rilento, nonostante che le risorse per conseguirli, visto l’aumento della ricchezza, ci dovrebbero essere.