Il Papa ai capi di Stato: compite un gesto di clemenza verso i carcerati

In vista di Natale, il pontefice lo ha chiesto con una lettera in questo tempo segnato da tensioni, ingiustizie e conflitti.

La Sala stampa della Santa sede ha divulgato la notizia che il pontefice sta chiedendo a tutti i capi di Stato di liberare, con un gesto di clemenza, i detenuti nelle carceri che potrebbero essere oggetto, a seconda delle leggi, di una grazia o un’amnistia. L’invito è legato al fatto che in questo periodo nel mondo si stanno accumulando troppe ingiustizie, tensioni e conflitti e, in vista del Natale, questo tempo potrebbe aprirsi maggiormente alla grazia divina. Nella lettera si legge: «In occasione del prossimo Natale, Papa Francesco sta inviando a tutti i capi di Stato una lettera per invitarli a compiere un gesto di clemenza verso quei nostri fratelli e sorelle privati della libertà che essi ritengano idonei a beneficiare di tale misura, perché questo tempo segnato da tensioni, ingiustizie e conflitti possa aprirsi alla grazia che viene dal Signore».

In occasione del Giubileo dei carcerati del 6 novembre 2016 durante l’Anno santo della Misericordia, in un Angelus dopo la messa con i detenuti il Papa si era appellato ai governi con un messaggio simile: «desidero ribadire l’importanza di riflettere sulla necessità di una giustizia penale che non sia esclusivamente punitiva, ma aperta alla speranza e alla prospettiva di reinserire il reo nella società. In modo speciale, sottopongo alla considerazione delle competenti autorità civili di ogni Paese la possibilità di compiere, in questo Anno Santo della Misericordia, un atto di clemenza verso quei carcerati che si riterranno idonei a beneficiare di tale provvedimento».

Come ricorda Vatican News, nel corso del suo pontificato egli si è sempre ricordato di esprimere questa sua posizione, in particolare quando va in visita a un penitenziario per la lavanda dei piedi del Giovedì santo. Questo suo gesto è fatto nel solco tracciato da san Giovanni Paolo II, che nel Giubileo del 2000 aveva redatto un documento di undici pagine in cui chiedeva ai governanti del mondo un gesto di clemenza per i detenuti. La richiesta è stata poi da lui reiterata più volte, ad esempio in occasione della visita al Parlamento italiano, in nome di Gesù «imprigionato, schernito, giudicato e condannato», come disse in visita al carcere romano di Regina Coeli per il Giubileo dei carcerati.