Le parole di Papa Francesco all’Angelus nella solennità di Tutti i Santi e alla messa per i defunti.
Le parole di Papa Francesco all’Angelus nella solennità di Tutti i Santi e alla messa per i defunti.
«In questa solenne festa di Tutti i Santi, la Chiesa ci invita a riflettere sulla grande speranza, che si fonda sulla risurrezione di Cristo: Cristo è risorto e anche noi saremo con Lui. I Santi e i Beati sono i testimoni più autorevoli della speranza cristiana, perché l’hanno vissuta in pienezza nella loro esistenza, tra gioie e sofferenze, attuando le Beatitudini che Gesù ha predicato […]. Le Beatitudini evangeliche, infatti, sono la via della santità.»
È iniziato con queste parole l’Angelus che Papa Francesco ha pronunciato nella solennità di Tutti i Santi. Nel discorso, si è soffermato sulla seconda e sulla terza beatitudine. Con «Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati» Gesù si riferisce a coloro che, nonostante le difficoltà e le sofferenze della vita, confidano nel Signore sperando con pazienza nella consolazione. L’affermazione «Beati i miti, perché avranno in eredità la terra» dà speranza alle persone umili di cuore, che sanno dominare sé stessi e non sopraffare l’altro e i suoi bisogni. Il pontefice esorta a scegliere la purezza e la misericordia e a impegnarsi per la giustizia e la pace, seguendo come modelli le strade evangeliche percorsi da santi e beati.
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Ieri, nell’omelia della messa per i defunti, Papa Francesco individua nella certezza di Giobbe finito nella sua esistenza, quando quasi sul punto di morire dice che vedrà il Redentore con i propri occhi, la speranza cristiana. Come ha detto Paolo (Rm 5,5), la speranza è un dono di Dio che non delude, nonostante le tante cose negative della vita che ci portano a disperare, e il suo fine è quello di portarci da Gesù.
«La speranza ci attira e dà un senso alla nostra vita. Io non vedo l’aldilà, ma la speranza è il dono di Dio che ci attira verso la vita, verso la gioia eterna. La speranza è un’ancora che noi abbiamo dall’altra parte, e noi, aggrappati alla corda, ci sosteniamo (cfr Eb 6,18-20). […] Nel pensiero di tanti fratelli e sorelle che se ne sono andati, ci farà bene guardare i cimiteri e guardare su. E ripetere, come Giobbe: “Io so che il mio Redentore è vivo, e io lo vedrò, io stesso, i miei occhi lo contempleranno e non un altro”. E questa è la forza che ci dà la speranza, questo dono gratuito che è la virtù della speranza.»
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