Aneddoti e pensieri di Papa Francesco dalla sua nuova autobiografia

“Life. La mia storia nella Storia” è il titolo dell’ultimo libro del pontefice.

Sono innumerevoli i temi toccati da Papa Francesco nella sua autobiografia Life. La mia storia nella Storia, scritta con il vaticanista e amico Fabio Marchese Ragona. D’altronde, in ottantotto anni di esistenza i ricordi personali e i grandi avvenimenti vissuti sono tanti. Alcuni passi del libro sono stati anticipati dal Corriere della Sera, come quelli sulla sua giovinezza. Per il pontefice, un’insegnante fu molto importante nella sua formazione: «Era una comunista di quelle vere, atea ma rispettosa: pur avendo le sue idee, non attaccava mai la fede. E mi ha insegnato tanto di politica […]. Qualcuno, dopo la mia elezione a Papa, ha detto che parlo spesso dei poveri perché anche io sarei un comunista o un marxista. […] Ma parlare dei poveri non significa automaticamente essere comunisti: i poveri sono la bandiera del Vangelo e sono nel cuore di Gesù!».

Durante il seminario, Bergoglio ebbe «una piccola sbandata: è normale, altrimenti non saremmo esseri umani. Avevo già avuto una fidanzata in passato, una ragazza molto dolce che lavorava nel mondo del cinema e che in seguito si è sposata e ha avuto dei figli. Questa volta invece mi trovavo al matrimonio di uno dei miei zii e rimasi abbagliato da una ragazza. Mi fece davvero girare la testa per quanto era bella e intelligente. Per una settimana ebbi la sua immagine sempre nella mente e mi fu difficile riuscire a pregare! Poi per fortuna passò, e dedicai anima e corpo alla mia vocazione». Il fatto che non guardi la televisione, poi, è conseguente alla volta in cui la stava vedendo con i suoi confratelli e si imbatté in scene «poco delicate, […] qualcosa che non faceva di certo bene al cuore» («Niente di osé, per carità»). Dopo aver pensato che «Un prete non può guardare queste cose», nel giorno della festa della Madonna del Carmelo fece il voto di non vedere più la tv.

Da giovane capo dei gesuiti argentini, egli fu punito con una sorta di esilio. Dove fu mandato, doveva vivere in una piccola cella con il bagno in comune, svegliarsi alle quattro e mezza e occuparsi dei confratelli ammalati, lavandoli, dormendo al loro fianco, aiutandoli in lavanderia: «Mettersi al servizio dei più fragili, dei più poveri, degli ultimi è ciò che ogni uomo di Dio, soprattutto se sta ai vertici della Chiesa, dovrebbe fare: essere pastori con addosso l’odore delle pecore». Qui, dove a causa della sua dedizione alcuni gesuiti mormorano “Bergoglio è pazzo”, rifletté sui suoi errori commessi «per via del mio atteggiamento autoritario, tanto da esser stato accusato di essere ultraconservatore. Fu un periodo di purificazione. Ero molto chiuso in me stesso, un po’ depresso».

Riguardo al rapporto con Benedetto XVI, nell’autobiografia si legge che, dopo le dimissioni, Ratzinger promise ai cardinali «incondizionata reverenza e obbedienza al nuovo Papa che sarebbe stato eletto in conclave, e che era tra noi». Ha dunque addolorato Francesco vedere «come la sua figura di Papa emerito sia stata strumentalizzata con scopi ideologici e politici da gente senza scrupoli che, non avendo accettato la sua rinuncia, ha pensato al proprio tornaconto e al proprio orticello da coltivare, sottovalutando la drammatica possibilità di una frattura dentro la Chiesa». Per questo egli andò subito a trovarlo: «Decidemmo insieme che sarebbe stato meglio che non vivesse nel nascondimento, come aveva inizialmente ipotizzato, ma che vedesse gente e partecipasse alla vita della Chiesa. Purtroppo servì a poco, perché le polemiche in dieci anni non son mancate e hanno fatto male a entrambi».

Certamente, l’attuale Papa non contempla le dimissioni: «Penso che il ministero petrino sia ad vitam e dunque non vedo condizioni per una rinuncia. Le cose cambierebbero se subentrasse un grave impedimento fisico, e in quel caso ho già firmato all’inizio del pontificato la lettera con la rinuncia […]. Se questo dovesse succedere, non mi farei chiamare Papa emerito, ma semplicemente vescovo emerito di Roma, e mi trasferirei a Santa Maria Maggiore per tornare a fare il confessore e portare la comunione agli ammalati. Ma questa è un’ipotesi lontana». Fino a che potrà, continuerà dunque a essere il successore di Pietro, nonostante i continui attacchi. A chi dichiara che «Francesco sta distruggendo il papato», risponde: «Cosa posso dire? Che la mia vocazione è quella sacerdotale: prima di tutto sono un prete, sono un pastore, e i pastori devono stare in mezzo alle persone… È vero che quella del Vaticano è l’ultima monarchia assoluta d’Europa, e che spesso qui dentro si fanno ragionamenti e manovre di corte, ma questi schemi vanno definitivamente abbandonati».