Dobbiamo essere capaci di condividere la compassione del Padre per ogni persona

I discorsi e l’omelia di Papa Francesco durante il viaggio apostolico in Macedonia del Nord.

Dopo le giornate di domenica e lunedì in Bulgaria, Papa Francesco si è recato, continuando il suo viaggio apostolico, in Macedonia del Nord, prima volta per un pontefice. A Skopje ha incontrato il Presidente, il Primo Ministro, le autorità civili e religiose e il corpo diplomatico e, nel suo discorso, ha sottolineato come il patrimonio più prezioso della Nazione sia la composizione multietnica e multireligiosa. Dopo aver ringraziato per l’attività di accoglienza nei confronti di migranti e profughi provenienti da diversi Paesi medio-orientali, ha ricordato Madre Teresa di Calcutta, nativa di quelle terre. Poco dopo il Papa si è recato in visita al memoriale della santa assieme ai leader religiosi, rivolgendole una preghiera:

Dio, Padre di Misericordia e di ogni bene,
ti ringraziamo per il dono della vita
e del carisma di Santa Madre Teresa.
Nella tua immensa Provvidenza l’hai chiamata
a dare la testimonianza del tuo amore
tra i più poveri dell’India e del mondo.
Lei ha saputo fare del bene ai più bisognosi,
poiché ha riconosciuto in ogni uomo e donna
il volto del tuo Figlio.
Docile al tuo Spirito,
è diventata la voce orante dei poveri
e di tutti coloro
che hanno fame e sete di giustizia.
Accogliendo il grido di Gesù dalla croce,
«Ho sete»,
Madre Teresa ha dissetato
la sete di Gesù sulla croce,
compiendo le opere dell’amore misericordioso.

Chiediamo a te, Santa Madre Teresa,
madre dei poveri,
la tua particolare intercessione e il tuo aiuto,
qui, nella città della tua nascita,
dove era la tua casa.
Qui tu hai ricevuto il dono della rinascita
nei sacramenti dell’Iniziazione Cristiana.
Qui hai ascoltato le prime parole della fede
nella tua famiglia e nella comunità dei fedeli.
Qui hai cominciato a vedere
e a conoscere la gente nel bisogno,
i poveri e i piccoli.
Qui hai imparato dai tuoi genitori a voler bene
ai più bisognosi e ad aiutarli.
Qui, nel silenzio della chiesa,
hai sentito la chiamata di Gesù a seguirlo,
come religiosa, nelle missioni.

Da qui ti preghiamo: intercedi presso Gesù
affinché anche noi otteniamo la grazia
di essere vigili e attenti al grido dei poveri,
di coloro che sono privati dai loro diritti,
degli ammalati, degli emarginati, degli ultimi.
Lui ci conceda la grazia di vederlo
negli occhi di chi ci guarda
perché ha bisogno di noi.
Ci doni un cuore che sa amare Dio
presente in ogni uomo e donna
e che sa riconoscerlo in coloro
che sono afflitti da sofferenze e ingiustizie.
Ci conceda la grazia di essere anche noi
segno di amore e di speranza nel nostro tempo,
che vede tanti bisognosi, abbandonati,
emarginati ed emigranti.
Faccia sì che il nostro amore non sia solo a parole,
ma sia efficace e vero,
perché possiamo rendere
una testimonianza credibile alla Chiesa
che ha il dovere
di predicare il Vangelo ai poveri,
la liberazione ai prigionieri, la gioia agli afflitti,
la grazia della salvezza a tutti.

Santa Madre Teresa prega per questa città,
per questo popolo, per la sua Chiesa
e per tutti coloro che vogliono seguire Cristo
come discepoli di lui, Buon Pastore,
compiendo opere di giustizia, d’amore,
di misericordia, di pace e di servizio,
come lui che è venuto non per essere servito,
ma per servire e donare la vita per tanti,
Cristo nostro Signore.
Amen.

Papa Francesco ha poi celebrato la messa in Piazza Macedonia e la sua omelia è iniziata facendo riferimento alla moltiplicazione dei pani, occasione per i discepoli di toccare con le loro mani e sentire nei loro corpi il miracolo della fraternità capace di saziare e di far sovrabbondare. Ma oltre alla fame di pane, ci deve essere fame di Dio, di fraternità, di incontro, di festa condivisa.

“Ci siamo abituati a mangiare il pane duro della disinformazione e siamo finiti prigionieri del discredito, delle etichette e dell’infamia; abbiamo creduto che il conformismo avrebbe saziato la nostra sete e abbiamo finito per abbeverarci di indifferenza e di insensibilità; ci siamo nutriti con sogni di splendore e grandezza e abbiamo finito per mangiare distrazione, chiusura e solitudine; ci siamo ingozzati di connessioni e abbiamo perso il gusto della fraternità. Abbiamo cercato il risultato rapido e sicuro e ci troviamo oppressi dall’impazienza e dall’ansia. Prigionieri della virtualità, abbiamo perso il gusto e il sapore della realtà.”

Per soddisfare questa fame, occorre sperimentare la moltiplicazione della misericordia del Signore, capace di rompere gli stereotipi, e dividere e condividere la compassione per ogni persona, specialmente per coloro di cui nessuno si prende cura e che sono dimenticati o disprezzati. Occorre mettersi in cammino per trasformare la sua Parola nelle nostre scelte, nei nostri sentimenti, nelle nostre priorità e per avventurarci a fare i suoi stessi gesti e parlare col suo stesso linguaggio.

Leggi qui il testo completo dell’omelia

Nel pomeriggio, Papa Francesco si è rivolto ai giovani macedoni in un incontro ecumenico e interreligioso presso il Centro Pastorale di Skopje. Basandosi sulle loro domande, li ha esortati a non smettere di sognare in grande, anche quando i problemi personali ci inquietano e i disagi sociali non trovano le dovute risposte.

“Il mondo è stanco, è invecchiato; il mondo è diviso e sembra vantaggioso dividerlo e dividerci ancora di più. Ci sono tanti grandi che vogliono dividerci tra noi. State attenti! Come risuonano forti le parole del Signore: «Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio» (Mt 5,9)! Quale maggior adrenalina che impegnarsi tutti i giorni, con dedizione, ad essere artigiani di sogni, artigiani di speranza? I sogni ci aiutano a mantenere viva la certezza di sapere che un altro mondo è possibile e che siamo chiamati a coinvolgerci in esso e a farne parte col nostro lavoro, col nostro impegno e la nostra azione.”

Il Papa ha portato come esempio Madre Teresa, che, sognando in grande, ha amato in grande, lasciandosi guidare da Dio. L’importante è non essere mai soli e sognare con gli altri, mai contro gli altri. Da soli si rischia di avere dei miraggi, mentre insieme ci si aiuta a vicenda a guardare avanti.

“Pochi minuti fa abbiamo visto due bambini che giocavano qui. […] Ma a un certo punto, uno si è accordo che era più forte dell’altro, e invece di sognare con l’altro, ha incominciato a sognare contro l’altro, e ha cercato di vincerlo. E quella gioia si è trasformata nel pianto di quel poverino che è finito per terra. Avete visto come si può passare dal sognare con l’altro a sognare contro l’altro. Mai dominare l’altro! Fare comunità con l’altro: questa è la gioia di andare avanti”

Lo sguardo verso il futuro, però, non deve far dimenticare le proprie radici. Per questo, il Papa esorta i giovani a prendersi il tempo per stare con gli anziani e ascoltare i loro racconti e le loro esperienze.

“Quando io ero bambino, ci dicevano, a scuola, che quando gli europei sono andati a scoprire l’America portavano dei vetri colorati: li facevano vedere agli indiani, agli indigeni e questi si entusiasmavano con i vetri colorati, che non conoscevano. E questi indiani dimenticavano le loro radici e acquistavano i vetri colorati e in cambio davano l’oro. […] Era la novità, e davano tutto per avere questa novità che non valeva niente. Voi giovani, state attenti, perché anche oggi ci sono i conquistatori, i colonizzatori che ci porteranno i vetri colorati: sono le colonizzazioni ideologiche. […] Cosa dovete fare? Discernere. Ciò che questa persona mi porta, è una cosa buona, che è in armonia con la storia del mio popolo? O sono vetri colorati? E per non ingannarci è importante parlare con i vecchi, parlare con gli anziani che vi trasmetteranno la storia del vostro popolo, le radici del vostro popolo. Parlare con i vecchi, per crescere. Parlare con la nostra storia per portarla più avanti ancora. Parlare con le nostre radici per dare fiori e frutti.”

Leggi qui il testo completo del discorso

Prima di partire, Papa Francesco ha incontrato sacerdoti e religiosi nella Cattedrale di Skopje, affrontando subito la questione da loro sollevata, ovvero quella di essere in pochi. Ma questo fare i conti può condurre alla tentazione di guardare troppo a sé stessi, ripiegandosi sulle proprie realtà e miserie. Invece, è lecito farli se ciò ci permette di metterci in movimento per diventare solidali, attenti, comprensivi e solleciti verso chi ha più bisogno.

“Mentre vi ascoltavo, mi veniva in mente l’immagine di Maria che, prendendo una libbra di nardo puro, unse i piedi di Gesù e li asciugò con i suoi capelli. L’Evangelista conclude la descrizione della scena dicendo: «tutta la casa si riempì dell’aroma di quel profumo» (Gv 12,3). Quel nardo fu in grado di impregnare tutto e di lasciare un’impronta inconfondibile. […] Molte volte spendiamo le nostre energie e risorse, le nostre riunioni, discussioni e programmazioni per conservare approcci, ritmi, prospettive che non solo non entusiasmano nessuno, ma che sono incapaci di portare un po’ di quell’aroma evangelico in grado di confortare e di aprire vie di speranza, e ci privano dell’incontro personale con gli altri. […] Non priviamoci del meglio della nostra missione, non spegniamo i battiti dello spirito.”

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