Una nuova economia ispirata a san Francesco deve essere amica della terra e di pace

Discorso di Papa Francesco all’evento Economy of Francesco.

«Voi siete chiamati a diventare artigiani e costruttori della casa comune, una casa comune che “sta andando in rovina”. Diciamolo: è così. Una nuova economia, ispirata a Francesco d’Assisi, oggi può e deve essere un’economia amica della terra, un’economia di pace». Lo ha detto Papa Francesco nel discorso rivolto ai partecipanti all’evento Economy of Francesco, sabato presso il pala-eventi della basilica di Santa Maria degli Angeli ad Assisi. Ai giovani economisti e imprenditori presenti ha dettato le linee da seguire per creare un nuovo sistema economico, partendo dalla considerazione che loro hanno avuto in eredità molte ricchezze dalla precedente generazione, la quale però non ha saputo custodire il pianeta e non sta custodendo la pace. Per questo, serve un cambiamento che riprenda le radici umane dell’attività economica e stia attenta ai danni della finanza.

Inoltre, un’economia che si lascia ispirare dalla dimensione profetica si esprime oggi in una nuova visione dell’ambiente e della terra. Infatti, se si parla di transizione ecologica rimanendo dentro il paradigma economico del Novecento che ha depredato le risorse naturali, le scelte saranno sempre insufficienti. Ad esempio va accettato, anche se ora non piace, il principio etico universale che i danni vanno riparati. Se non vogliamo più abusare del pianeta e dell’atmosfera e lasciare che figli e nipoti paghino un conto troppo alto e troppo ingiusto, ha continuato il pontefice, dobbiamo anche imparare a fare sacrifici negli stili di vita, attualmente ancora insostenibili. In sostanza, occorre agire secondo un principio di sostenibilità ambientale, sociale, relazionale e spirituale. Il Papa ha poi affidato ai giovani tre indicazioni di percorso per andare avanti.

«La prima: guardare il mondo con gli occhi dei più poveri. […] Ma per avere gli occhi dei poveri e delle vittime bisogna conoscerli, bisogna essere loro amici. E, credetemi, se diventate amici dei poveri, se condividete la loro vita, condividerete anche qualcosa del Regno di Dio, perché Gesù ha detto che di essi è il Regno dei cieli, e per questo sono beati […]. La seconda: voi siete soprattutto studenti, studiosi e imprenditori, ma non dimenticatevi del lavoro, non dimenticatevi dei lavoratori. Il lavoro delle mani. Il lavoro è già la sfida del nostro tempo, e sarà ancora di più la sfida di domani. Senza lavoro degno e ben remunerato i giovani non diventano veramente adulti, le diseguaglianze aumentano. […] La terza indicazione è: incarnazione. Nei momenti cruciali della storia, chi ha saputo lasciare una buona impronta lo ha fatto perché ha tradotto gli ideali, i desideri, i valori in opere concrete. Cioè, li ha incarnati. Oltre a scrivere e fare congressi, questi uomini e donne hanno dato vita a scuole e università, a banche, a sindacati, a cooperative, a istituzioni. Il mondo dell’economia lo cambierete se insieme al cuore e alla testa userete anche le mani».

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