Non dobbiamo aver paura di parlare il linguaggio degli uomini e delle donne di oggi

Discorso di Papa Francesco all’incontro dell’Ufficio Catechistico nazionale della CEI.

«La catechesi è l’eco della Parola di Dio. […] La catechesi è dunque l’onda lunga della Parola di Dio per trasmettere nella vita la gioia del Vangelo. Grazie alla narrazione della catechesi, la Sacra Scrittura diventa l’ambiente in cui sentirsi parte della medesima storia di salvezza, incontrando i primi testimoni della fede. La catechesi è prendere per mano e accompagnare in questa storia. Suscita un cammino, in cui ciascuno trova un ritmo proprio, perché la vita cristiana non appiattisce né omologa, ma valorizza l’unicità di ogni figlio di Dio.»

Inizia con queste parole la riflessione di Papa Francesco rivolta ai partecipanti all’incontro di sabato promosso dall’Ufficio Catechistico nazionale della CEI, nella quale si è soffermato su tre punti. Nel primo, ha legato la catechesi il kerygma, perché essa è lo spazio privilegiato per favorire l’incontro personale con Gesù. Per fare ciò, è necessario intessere relazioni personali, fondate sulla testimonianza concreta. Per questo è importante la figura del catechista, che spesso è un laico al servizio dell’annuncio, il quale deve trasmettere la fede nel dialetto della vicinanza, della comprensibilità, dell’intimità.

Il secondo punto trattato dal pontefice è il rapporto tra catechesi e futuro, che, in linea con il Concilio Vaticano II, deve mirare al continuo rinnovamento e all’accoglimento dei segni dei tempi. Il magistero della Chiesa è quello conciliare e per questo va seguito in maniera severa, senza sviare. Non bisogna aver paura di parlare il linguaggio della gente di oggi, di ascoltare le loro domande e le loro incertezze, di elaborare strumenti nuovi. Infine, Papa Francesco, prima di chiudere esortando a riprendere il cammino del Convengo di Firenze, parla di catechesi e comunità, perché, come stiamo capendo durante la pandemia, non possiamo fare da soli e l’unica via per uscire meglio dalle crisi è salvarsi insieme.

«La catechesi e l’annuncio non possono che porre al centro questa dimensione comunitaria. […] Questo è il tempo per essere artigiani di comunità aperte che sanno valorizzare i talenti di ciascuno. È il tempo di comunità missionarie, libere e disinteressate, che non cerchino rilevanza e tornaconti, ma percorrano i sentieri della gente del nostro tempo, chinandosi su chi è al margine. È il tempo di comunità che guardino negli occhi i giovani delusi, che accolgano i forestieri e diano speranza agli sfiduciati. È il tempo di comunità che dialoghino senza paura con chi ha idee diverse. È il tempo di comunità che, come il Buon samaritano, sappiano farsi prossime a chi è ferito dalla vita, per fasciarne le piaghe con compassione.»

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