Discorso di Papa Francesco sull’ecologia integrale ai partecipanti all’incontro con le Comunità Laudato si’.
Discorso di Papa Francesco sull’ecologia integrale ai partecipanti all’incontro con le Comunità Laudato si’.
«Tutto nel creato è in relazione, tutto è correlato. Anzi, oserei dire, tutto è armonico. Anche la pandemia lo ha dimostrato: la salute dell’uomo non può prescindere da quella dell’ambiente in cui vive. È poi evidente che i cambiamenti climatici non stravolgono solo gli equilibri della natura, ma provocano povertà e fame, colpiscono i più vulnerabili e a volte li obbligano a lasciare la loro terra. L’incuria del creato e le ingiustizie sociali si influenzano a vicenda: si può dire che non c’è ecologia senza equità e non c’è equità senza ecologia.»
Inizia così, riferendosi all’ecologia integrale, il discorso di Papa Francesco rivolto ai partecipanti all’incontro di sabato con le Comunità Laudato si’. Per riuscire a raggiungerla, il pontefice ha ricordato come san Francesco, esempio di mitezza e laboriosità, sia un modello da seguire per vincere questa sfida, che non è semplicemente come cavarsela ma, come dice il teologo martire Dietrich Bonhoeffer, come potrà essere la vita della prossima generazione. Due sono le parole chiave dell’ecologia integrale: contemplazione e compassione.
«Oggi, la natura che ci circonda non viene più ammirata, contemplata, ma “divorata”. Siamo diventati voraci, dipendenti dal profitto e dai risultati subito e a tutti i costi. Lo sguardo sulla realtà è sempre più rapido, distratto, superficiale, mentre in poco tempo si bruciano le notizie e le foreste. Malati di consumo. Questa è la nostra malattia! […] Per non dimenticare, bisogna tornare a contemplare; per non distrarci in mille cose inutili, occorre ritrovare il silenzio; perché il cuore non diventi infermo, serve fermarsi. Non è facile. […] La contemplazione è l’antidoto alle scelte frettolose, superficiali e inconcludenti. Chi contempla impara a sentire il terreno che lo sostiene, capisce di non essere al mondo solo e senza senso. Scopre la tenerezza dello sguardo di Dio e comprende di essere prezioso. […] Chi sa contemplare, infatti, non sta con le mani in mano, ma si dà da fare concretamente.»
«[La compassione] È il frutto della contemplazione. Come si capisce che uno è contemplativo, che ha assimilato lo sguardo di Dio? Se ha compassione per gli altri – compassione non è dire: “questo mi fa pena…”, compassione è “patire con” –, se va oltre le scuse e le teorie, per vedere negli altri dei fratelli e delle sorelle da custodire. […] Chi ha compassione passa dal “di te non m’importa” al “tu sei importante per me”. O almeno “tu tocchi il mio cuore”. Però la compassione non è un bel sentimento, non è pietismo, è creare un legame nuovo con l’altro. È farsene carico, come il buon Samaritano […]. Il mondo ha bisogno di questa carità creativa e fattiva, di gente che non sta davanti a uno schermo a commentare, ma di gente che si sporca le mani per rimuovere il degrado e restituire dignità. Avere compassione è una scelta: è scegliere di non avere alcun nemico per vedere in ciascuno il mio prossimo.»
Questa scelta deve portare, secondo Papa Francesco, a lottare quotidianamente contro lo scarto e lo spreco sia delle persone che delle cose, dagli anziani al cibo. Tutto deve rientrare in un’ottica di equità e sostenibilità perché nessuno sia privato della terra che abita, dell’aria buona che respira, dell’acqua che ha il diritto di bere e del cibo che ha il diritto di mangiare. Questo è possibile se si agisce come fratelli. Infatti, la sfida di oggi è costruire la fraternità universale.
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