Coltiviamo la convivialità nei rapporti con le persone di altre tradizioni religiose

Discorso di Papa Francesco alla plenaria del Dicastero per il Dialogo Interreligioso.

«La globalizzazione e l’accelerazione delle comunicazioni internazionali rendono il dialogo in generale, e il dialogo interreligioso in particolare, una questione cruciale». Lo ha affermato ieri Papa Francesco rivolgendosi ai partecipanti alla plenaria del Dicastero per il Dialogo Interreligioso, dedicata alla convivialità in un momento in cui la Chiesa vuole crescere nella sinodalità e nell’ascolto reciproco. Il problema, ha continuato il pontefice, è che il mondo attuale, sempre più interconnesso, non è decisamente fraterno e conviviale.

All’interno dei rapporti tra le fedi, bisogna dunque perseverare a promuovere il cammino della ricerca di Dio assieme agli altri credenti, da non considerare in modo astratto, ma concreto nel loro insieme di storia, desideri, ferite, sogni. Attraverso l’azione, lo scambio teologico e l’esperienza spirituale, si potrà costruire un mondo abitabile per tutti all’insegna del dialogo e della pace, lontano da conflitti, egoismi, violenze distruttive e fughe dalla realtà. Contro la frammentazione sociale, il Papa sostiene la via della convivialità:

«Ogni uomo e ogni donna è come una tessera di un immenso mosaico, che è già bella di per sé, ma solo insieme alle altre tessere compone un’immagine, nella convivialità delle differenze. Essere conviviali con qualcuno significa anche immaginare e costruire un futuro felice con l’altro. La convivialità, infatti, riecheggia il desiderio di comunione che alberga nel cuore di ogni essere umano, grazie al quale tutti possono parlare tra loro, si possono scambiare progetti e si può delineare un futuro insieme. La convivialità unisce socialmente, ma senza colonizzare l’altro e preservandone l’identità».

Bisogna tenere conto di tutto ciò nei rapporti con le persone di altre tradizioni religiose, perché ce n’è bisogno oggi nella Chiesa e nel mondo. Anche Gesù ha fraternizzato con tutti, frequentando individui considerati peccatori e impuri e condividendo senza pregiudizi la tavola dei pubblicani. Durante un pasto, Egli si è mostrato come il servitore e l’amico fedele sino alla fine. Lui è il Vivente che ci dona la grazia di una convivialità universale.

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