Occorre educare i giovani ai principi della democrazia e dell’autorità come servizio

Discorso di Papa Francesco all’incontro “Educare alla democrazia in un mondo frammentato”.

Nel discorso di ieri ai partecipanti all’incontro “Educare alla democrazia in un mondo frammentato” promosso dalla fondazione pontificia Gravissimum educationis, Papa Francesco ha proposto una riflessione sul tema del congresso partendo dalla parabola dei vignaioli omicidi (Mt 21,33-43.45-46), i quali, accecati dalla brama di impadronirsi di una vigna, non esitano a usare la violenza e uccidere. Qui Gesù mette in guardia dalla tentazione del possesso l’uomo, che così facendo rinnega la propria vocazione di collaboratore dell’opera di Dio, presume di mettersi al suo posto, perde la dignità di figlio e si trasforma in nemico dei suoi fratelli.

I beni del creato sono offerti a tutti, in proporzione ai bisogni di ognuno e senza che vi sia da parte di qualcuno l’accumulo del superfluo che faccia mancare il necessario a qualcun altro. Il possesso egoistico inquina i cuori, ma anche le relazioni e le strutture politiche e sociali. Così l’essenza della democrazia diviene avvelenata, formale ma non reale, e può degenerare nel totalitarismo, che svuota di valore i diritti fondamentali della persona e della società fino a sopprimere la libertà, e nel secolarismo, che elimina la dimensione trascendente e indebolisce ogni apertura al dialogo. A queste degenerazioni si può rispondere con il potere trasformante dell’educazione e la ricerca delle strategie più efficaci per trasmettere i principi democratici. Il pontefice ha condiviso alcune proposte in merito:

1) «Alimentare nei giovani la sete della democrazia. Si tratta di aiutarli a capire e apprezzare il valore di vivere in un sistema democratico, sempre perfettibile ma capace di tutelare la partecipazione dei cittadini […], la libertà di scelta, di azione e di espressione. E ad andare sulla strada dell’universalità contro l’uniformità. Il veleno è l’uniformità. E che i giovani imparino la differenza e anche la pratichino».

2) «Insegnare ai giovani che il bene comune è impastato con l’amore. Non può essere difeso con la forza militare. Una comunità o una nazione che voglia affermarsi con la forza lo fa a danno di altre comunità o altre nazioni, e diventa fomentatrice di ingiustizie, disuguaglianze e violenze. La via della distruzione è facile da imboccare, ma produce tante macerie; solo l’amore può salvare la famiglia umana. Su questo, stiamo vivendo l’esempio più brutto vicino a noi».

3) «Educare i giovani a vivere l’autorità come servizio. […] Tutti noi siamo chiamati a un servizio di autorità, nella famiglia, nel lavoro, nella vita sociale. Non dimentichiamoci che Dio ci affida certi ruoli non per l’affermazione personale ma perché, con la nostra opera, cresca tutta la comunità. Quando l’autorità va oltre i diritti della società, delle persone, diventa autoritarismo e diventa alla fine dittatura. L’autorità è una cosa molto equilibrata, ma è una cosa bellissima che dobbiamo imparare e insegnare ai giovani perché imparino a gestirla».

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