Discorso di Papa Francesco per l’Incontro mondiale sulla fraternità umana.
Discorso di Papa Francesco per l’Incontro mondiale sulla fraternità umana.
Non ha potuto essere presente Papa Francesco all’Incontro mondiale sulla fraternità umana che si è tenuto sabato in piazza San Pietro, intitolato “Not alone” e promosso dalla fondazione vaticana Fratelli tutti in collaborazione con la Basilica papale di San Pietro, il Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale e il Dicastero per la Comunicazione. Infatti egli era, ed è ancora, in degenza al Policlinico Gemelli di Roma, dopo che giovedì è stato sottoposto a un intervento chirurgico di laparotomia dal quale si sta riprendendo bene. Il discorso che avrebbe dovuto rivolgere ai partecipanti è stato così letto dal cardinale Mauro Gambetti, arciprete della basilica vaticana e presidente della Fratelli tutti.
Il pontefice afferma che «il Cielo che sta sopra di noi ci invita a camminare sulla terra insieme, a riscoprirci fratelli e a credere nella fraternità come dinamica fondamentale del nostro peregrinare». Per raggiungere tutti la libertà e l’uguaglianza, è fondamentale vedere nell’altro un volto e non un numero, perché egli è un individuo che ha dignità e merita rispetto, non un qualcosa da utilizzare, sfruttare o scartare. Ancora di più nel mondo di oggi, dilaniato dalla violenza e dalla guerra, serve lasciare da parte i ritocchi e i piccoli aggiustamenti e puntare verso «una grande alleanza spirituale e sociale che nasca dai cuori e ruoti attorno alla fraternità», per «riportare al centro delle relazioni la sacralità e l’inviolabilità della dignità umana».
«Per questo la fraternità non ha bisogno di teorie, ma di gesti concreti e di scelte condivise che la rendano cultura di pace. La domanda da porci non è dunque che cosa la società e il mondo possono darmi, ma che cosa posso dare io ai miei fratelli e alle mie sorelle. Tornando a casa, pensiamo a quale gesto concreto di fraternità fare: riconciliarci in famiglia, con gli amici o con i vicini, pregare per chi ci ha ferito, riconoscere e aiutare chi è nel bisogno, portare una parola di pace a scuola, in università o nella vita sociale, ungere di prossimità qualcuno che si sente solo».
Considerando i popoli, Francesco ribadisce il suo no alla guerra e dice che «evocare i fratelli è ricordare a chi sta combattendo, e a tutti noi, che il sentimento di fraternità che ci unisce è più forte dell’odio e della violenza, anzi accomuna tutti nello stesso dolore». Si deve ripartire dal senso del sentire insieme, che ci allontana dalla povertà di credersi unici al mondo e ci fa superare la logica di coloro che stanno assieme solo per interesse, sapendo anche andare oltre i limiti dei vincoli di sangue o etnici. «Quando gli uomini e le società scelgono la fraternità anche le politiche cambiano: la persona torna a prevalere sul profitto, la casa che tutti abitiamo sull’ambiente da sfruttare per i propri interessi, il lavoro viene pagato con il giusto salario, l’accoglienza diventa ricchezza, la vita speranza, la giustizia apre alla riparazione e la memoria del male procurato viene risanata nell’incontro tra vittime e rei».
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